Il banchiere conversa di libri e musica

di Ferruccio Repetti

L’hanno definito (la paternità dell’etichetta è di Antonio Galdo, e avallata dall’interessato) «un pezzo pregiato dell'establishment italiano del centrosinistra». Ma lui, Alessandro Profumo - genovese, 53 anni, amministratore delegato di UniCredit Group, ospite domani sera alle 21, al Teatro Modena, dei «Lunedì Feg» promossi dalla Fondazione Garrone - del politico ha forse tutte le qualità, ma non (ancora) la vocazione dell’esercizio pubblico. Preferisce il dietro-le-quinte, il salotto discreto, la trattativa riservata. Che comunque gli hanno già garantito significativi successi nel mondo dell’economia e, più specificatamente, delle banche, il suo terreno d’elezione, quello in cui ha dato, finora, notevolissima prova di sé.
Entrato ventenne al Banco Lariano, Profumo c’è rimasto un decennio fino al conseguimento della laurea in Economia aziendale alla Bocconi. Poi è transitato, in posizioni di sempre maggiore responsabilità, in McKinsey (due anni), Bain, Cuneo & Associati (altri due anni) e Ras, sempre fedelissimo all’assioma anglosassone dei top manager: «Non meno di due e non più di cinque», nel senso di anni in cui si sta seduti alla stessa scrivania.
Solo per il Credito Italiano, Profumo si è convertito decidendo di stabilizzarsi. Dal 1994.

E solo i maliziosi insinuano che la ragione è lo stipendio, fra i più alti in assoluto a livello europeo (fonte Il Sole 24 Ore): 9 milioni e 427mila euro, oltre azioni della banca. Comprendendo le azioni gratuite, i compensi di Profumo salirebbero a 13,35 milioni, (...)

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