Roma - Chi, dove, come, quando, quanto, perché. Nell’affaire del presunto videoricatto a Piero Marrazzo, filmato in casa di un trans a inizio luglio, sembra non esserci quasi nessun punto che non sia controverso, e le versioni dei protagonisti non sono sovrapponibili praticamente su nulla. Persino Marrazzo e il suo legale si contraddicono, per esempio, sul prezzo della «prestazione». «Non era 5mila euro», spiega l’avvocato. Ma lui, a verbale, conferma la cifra. E così sull’irruzione, sul video, sui soldi, sulla droga, ci sono tante verità quanti sono gli interpreti di questa vicenda. C’è l’ipotesi della procura: un ricatto al governatore, che vi cede, ordito da parte di carabinieri infedeli. C’è Marrazzo che dice la sua. Ci sono i carabinieri, presunti ricattatori, che sostengono una verità diversa. Ci sono i trans, che parlano tanto ai giornali quanto agli inquirenti.
DAL GOVERNATORE AL PUSHER OGNUNO HA LA SUA VERITÀ
Cominciamo dai protagonisti. Il primo è Marrazzo. Sorpreso nell’appartamento di via Gradoli dove è andato con l’auto blu, dice di aver pagato in assegni due sedicenti carabinieri, non denuncia il fatto e, quando scopre l’esistenza del video, contatta l’agenzia per toglierlo di mezzo. Ci sono poi i cinque carabinieri arrestati. Si dicono vittime di un complotto. Per la procura di Roma invece i ruoli sono chiari: il maresciallo Nicola Testini è la «mente», Carlo Tagliente e Luciano Simeone sono il braccio (irrompono nella casa di via Gradoli e filmano Marrazzo), Antonio Tamburrino è il ricettatore e fa da tramite con il fotografo Max Scarfone per vendere il video, e di ricettazione è accusato anche Donato D’Autilia, l’ultimo indagato. Poi c’è il trans, anzi, i trans: Natalie è il padrone di casa in via Gradoli 96. Marrazzo dice che l’ha conosciuta per strada a fine giugno.
Lei a Repubblica dichiara di conoscere il governatore da sette anni. Ma il Ros raccoglie le dichiarazioni spontanee di altri transessuali «attivi» nella zona di Roma Nord. E mette a verbale le dichiarazioni di Brendona, che abita in via Due Ponti, tirata in ballo da Natalie la quale sostiene che Brenda avrebbe fatto un video a Marrazzo. C’è anche un mistero sul trans ripreso nel video del ricatto: Natalie è scura di capelli. Tagliente dice di aver visto un filmato con il governatore e un trans «questa volta biondo». Infine c’è il pusher Gianguarino Cafasso, legato al mondo dei trans e confidente di fiducia sia di Testini che di Tagliente. Proprio i carabinieri indagati dicono che il video era suo, girato da un trans o da lui stesso nel corso dell’irruzione. In effetti è lui il primo a contattare un quotidiano (Libero) per proporre il filmato. È morto per overdose in una stanza d’albergo a settembre, ora la procura indaga sulla sua scomparsa.
L’IRRUZIONE È UNA SOLA LE VERSIONI SONO TROPPE
Per Marrazzo la sua disavventura comincia quando due uomini entrano nella casa di via Gradoli dove lui è insieme al trans. Interrogato, l’ex governatore fissa la data tra il primo e il 4 luglio. Racconta di due uomini in borghese, che si qualificano come carabinieri ma non mostrano alcun tesserino, e che gli prendono il portafogli. Sostiene di non essere stato «esplicitamente» minacciato, anche se era terrorizzato, e di averli pregati di lasciarlo libero. Riconosce, «sia pure con incertezza», scrive la procura, in Simeone e Tagliente i due «incursori». Il trans Natalie ha ricordi diversi. Anticipa a fine giugno l’evento. E sostiene che quando i due carabinieri che lei conosceva («Carlo e Luciano», mette a verbale) aprono la porta, sanno bene chi cercare: «Avevo detto che non avevo clienti, ma sono entrati dicendomi che ero con qualcuno che a loro interessava molto vedere». A differenza di Marrazzo, racconta anche di aver sentito minacce dirette al governatore, che poteva essere «rovinato» perché sorpreso con un trans.
Manco a dirlo, il racconto dei carabinieri arrestati è diametralmente opposto. Tagliente è il primo che già a caldo, dopo il fermo, riconosce di aver pizzicato Marrazzo in un contesto compromettente. Dice che era stato Cafasso a fare la soffiata su un festino in corso in via Gradoli, ma di essere caduto dalle nuvole quando lui e Simeone, entrando in casa, avevano trovato il Governatore seminudo insieme «a un viado di pelle scura, moro di capelli». Ma sostiene che, ascoltate le preghiere di Marrazzo di mantenere il riserbo, e le promesse di aiuti per la carriera, lui e il collega sarebbero andati via senza colpo ferire. Nell’interrogatorio di garanzia Tagliente e Simeone ritoccano la propria versione e ammettono che a guardare quel filmato si capisce che è stato girato in occasione della loro irruzione. Ma, giurano, non lo hanno girato loro.
PUSHER, TRANS, CARABINIERI: CHI È IL REGISTA DEL VIDEO?
Marrazzo sul video ha poco da dire. «Non m’hanno detto di aver fatto foto né io mi sono accorto se uno dei due avesse qualche strumento adatto allo scopo», spiega ai Pm. Natalie, il trans, ha le idee più chiare, e secondo Libero si accorge che i carabinieri filmano e scattano foto con il cellulare. Solo che Simeone e Tagliente negano tutto e sempre. Il video, raccontano, è roba di Cafasso. «Ci disse che ne era entrato in possesso, senza specificare come», mette nero su bianco Tagliente dopo il fermo. Tamburrino riferisce che Simeone avrebbe detto a un potenziale acquirente che l’aveva girato un trans.
Poi proprio Tagliente e Simeone, nell’interrogatorio di garanzia, dicono che il «regista» è proprio Cafasso: lo avrebbe girato quel giorno di luglio, a loro insaputa, partecipando all’irruzione insieme ai due militari. C’è un giallo sulla durata: tutti o quasi parlano di 2-3 minuti: Tagliente, Simeone, ma anche Carmen Pizzuti dell’agenzia PhotoMasi. Non Testini: «Il video da me visionato durava 13 minuti». E ancora Tamburrino racconta che Tagliente disse a Scarfone che «c’era un’altra parte del video che non poteva essere vista», perché «erano riprese persone che dovevano essere tutelate».
TANTI SOLDI E ASSEGNI: I CONTANTI NON TORNANO
Piero Marrazzo spiega che aveva con sé 5mila euro in contanti, il «compenso pattuito» per Natalie. Spariti dopo la visita dei carabinieri. Ma aggiunge che uno dei due gli ha anche chiesto «molti soldi», tanto che lui decise di staccare tre assegni. I carabinieri arrestati negano di aver rapinato o ricattato Marrazzo. Ma non negano che nel video si vedano soldi. Secondo il giornalista di Oggi Giangavino Sulas, erano «mazzette di banconote da 500 euro». Una somma superiore ai 5mila euro «rubati» a Marrazzo. E un punto da approfondire, che potrebbe essere collegato a un’altra questione contrastata su cui gli inquirenti lavorano.
QUELLA POLVERE BIANCA CHE APPARE E SCOMPARE
Nel video ci sono piste di polvere bianca con accanto una tessera intestata a Marrazzo. «Quando se ne andarono, su un tavolino mi accorsi che c’era polvere bianca, presumo fosse cocaina. Non c’era quando sono arrivato, non ne ho fatto uso», spiega lui, scaricando la responsabilità sui due militari.
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