Lungo i sentieri della nostrana contemporaneità che di tutto esibisce, comprese seriali quantità di non sense, brutture e paradossi inservibili, dalle parti della Generazione Ottanta, capita di imbattersi in progetti a colpo d’occhio pertinenti. Progettualità che portano i segni di una buona promessa. E’ il caso della venticinquenne torinese Gaia Ferrario, punti di riferimento Louise Bourgeois e Yayoi Kusama. Allevata a pane-cioccolato, arte-lettere e Jung-Rilke, figlia dell’accademia di Ravenna e di un’epoca che lasciava le macchine da scrivere per cominciare ad armeggiare coi primi mouse, la giovane ricercatrice è partita in maniera puntuale: intanto non ha varato nel mare magnum della creazione una nave qualunque, poi in una fase di generale frantumazione ha scelto di cimentarsi con questioni di primo piano, nodi del nostro tempo – l’informazione e i suoi nuovi strumenti per l’appunto -. “Banda larga” - concetto riferito alle tecnologie web che s’aggiorna in base all’evoluzione di velocità, stratificazione e metodi di ricezione-trasmissione - è il titolo della sua prima personale.
La Ferrario arriva a questa tappa – presso il MAR ravvenate dal 4 settembre al 4 ottobre 2011 (dohttp://www.museocitta.ra.it/news/pagina214.htmlpo), dopo una serie di prove ben valutate dalla critica e dal pubblico (basti ricordare la segnalazione ottenuta al R.A.M di Ravenna). In questa nuova occasione il linguaggio da lei usato è quello dell’installazione “come sintesi delle esperienze compiute e delle tecniche praticate nel mio percorso”, fa sapere. Pittura, video, illuminotecnica, fotografia. E il risultato è una promenade tra le opere da scoprire, in un’atmosfera straniante, metamorfica e surreale.
“Alfa Privativo” è il primo lavoro, che con le sue strisce bianche e rosse stese da una parte all’altra e con quell’“A” prefisso invertivo funge da “Porta Stargate” per introdursi nell’esposizione. Un ingresso – che la stessa artista ammette – pronto ad affermare la sua funzione e al tempo stesso negarla, in un micro-cosmo dove ancor prima del presente-futuro tecnologico ci si imbatte con rimandi al passato; (le polveri-particelle della memoria trattenute dalle fasce-adesive). Passato l’ingresso doubleface ecco “L’incanto di Aracne” (titolo dato probabilmente pensando alla figura mitologica da una dea trasformata in una donna-ragno, condannata a filare e a tessere tutta la vita).
Si tratta di una “rete” sospesa - universo online?, ndr - costruita con fogli dei giornali delle più note testate nazionali – spiega -. E qui, il gioco dell’informazione cartacea con quella dei nuovi media, con i suoi molteplici significati”. La comunicazione in quanto “rete” con la sua massa di notizie disponibili, al tempo stesso libertà e trappola – riecco la dualità -; “reti” di carta e/o tecnologiche, “che ricordano quelle della da caccia e da pesca” – dualità sempre e comunque -. Fine cammino con “Quotidiana/mente”: tremila copie del Sole 24 Ore; ordinata-armoniosa-simmetrica-piramidale forma dalla quale campeggia l’immagine di un’aquila, “che da un lato rappresenta l’intelligenza pronta e acuta dell’animale – dice – dall’altra la sua rapacità”.
Non è difficile dire, rapace come l’informazione, ma anche come l’economia, simboleggiata dalle pagine – memoria, attualità e testimonianza - quell’economia che nella sua “globalità cresce a dismisura, coi suoi pregi e nei suoi aspetti più speculativi, le sue storture”. Arte povera nei materiali per scalare non la Borsa mai giochi di logos. Prossimi sentieri dell’artista, a grandi linee “i meccanismi conoscitivi del prodotto artistico/pubblicitario (per capire: non la Coca Coca, ma il come è diventata tale) e il concetto di “tempo”, che però vanta già il precedente del video “Aion” (http://vimeo.
com/15771438), realizzato dalla Ferrario; il tempo eterno in antitesi a “Kronos” che in quanto scorrere perenne, passa. Ancora dualità, ancora Yin e Yang. In questo caso non applicati all’informazione all’economia, ma al sentimento dell’amore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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