Banditi nella Boston di Affleck: "Mi sono ispirato a Gomorra"

Dopo giorni di pellicole cervellotiche arriva, fuori concorso, "The Town". Una storia incalzante d’amore e di rapine. Cast di stelle con Rebecca Hall

Banditi nella Boston di Affleck: "Mi sono ispirato a Gomorra"

Venezia - Finalmente una boccata di ossigeno. The Town, del bell’attore e ormai anche valido regista Ben Affleck (proprio come il fratello più piccolo Casey che nei giorni scorsi ha presentato il suo I’m Still Here), arriva sugli schermi della Mostra a riconciliare gran parte del pubblico con il cinema e a portare, con il suo cast all star, anche una ventata di glamour che non fa mai male. Van benissimo i film d’autore, ancora meglio i film impegnati, ottime le ricostruzioni storiche, ma certo la messa in scena del più classico dei temi del cinema hollywoodiano - guardie contro ladri, tra canonici inseguimenti e introspezioni psicologiche mai banali - è un toccasana per gli occhi e il cervello da giorni messi a dura prova da ogni tipo di inquadratura, preferibilmente stramba come la storia raccontata.
Siamo a Boston dove le rapine in banca sono molto frequenti e chi le organizza vive in un chilometro quadrato chiamato Charleston, il quartiere con tanti abitanti di origine irlandese. Lì il mestiere si tramanda di padre in figlio. Come capita a Doug MacCray (lo stesso Ben Affleck), papà in galera (Chris Cooper) e madre scomparsa quando lui aveva 6 anni. È a capo, insieme all’amico fraterno ma un po’ testa matta (Jeremy Renner), di una banda molto ben organizzata e specializzata in colpi grossi. Cercano sempre di non far male a nessuno e di conseguenza scelgono i portavalori «di una volta», quelli con le guardie giurate un po’ anziane e panciute, non certo «quegli invasati con la divisa negli anfibi che si credono delle teste di cuoio». L’obiettivo sono i soldi, tanti e possibilmente facili.
Ma nella bella storia, sceneggiata sempre da Affleck (Oscar nel 1997 con Matt Damon per lo script di Will Hunting - Genio ribelle) con Peter Craig e Aaron Stockard e basata sul romanzo Prince of Thieves di Chuck Hogan, le cose cambiano durante l’ultima rapina quando l’amico prende in ostaggio, per breve tempo, una dirigente di banca (la splendida Rebecca Hall di Vicky Christina Barcelona di Woody Allen). Una volta rilasciata si scopre che vive nel loro stesso quartiere. Potrebbe riconoscerli. Il personaggio di Affleck decide allora di seguirla per scoprire se possa aver visto qualcosa e soprattutto che cosa va a raccontare all’agente dell’Fbi Joy Hamm (l’immenso attore protagonista della serie tv Mad Men) che da bravo segugio è già sulle loro tracce.

Rapinatori e poliziotti, amicizia e tradimento, amore e speranza d’una nuova vita, possibilmente in terra. The Town, in uscita l’8 ottobre, è soprattutto questo: la difficoltà di lasciare il paese dove si è nati e in cui la tua famiglia si chiama criminalità. È Boston ma potrebbe essere, ad esempio, qualsiasi città del nostro Sud. Tanto che, un po’ a sorpresa, Affleck rivela: «La mia fonte d’ispirazione è stato Gomorra. Un’opera di grande tensione, che ci fa capire un mondo. Non sono mai stato in quei luoghi ma è come se ci avessi vissuto. Credo che il posto dove cresciamo ci ingabbi, difficile poi sfuggirgli». Dopo Vallanzasca. Gli angeli del male di Michele Placido un altro ritratto di criminale un po’ romantico. Nessun problema Mr. Affleck? «Sì - risponde il regista-attore che nel 2006 qui a Venezia ha vinto a sorpresa la Coppa Volpi per Hollywoodland - mi sono posto molte domande. Se, per esempio, non stessi glorificando un criminale e la violenza. Considerazioni morali importantissime. Così mostro chiaramente i comportamenti sbagliati e una violenza mai fumettistica. Gli spettatori sono abbastanza intelligenti da capirle queste cose. E l’insegnamento è universale: spesso le persone non riescono a cambiare anche sapendo di fare cose sbagliate».


The Town avrebbe meritato di essere presentato in concorso alla Mostra. Ma questa volta non è colpa del suo direttore. La politica della Warner, la casa di produzione e di distribuzione, è di andare sempre fuori-concorso nei festival.

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