Picinisco, San Biagio Saracinisco, Acquafondata: è da questi piccoli borghi della Ciociaria che partono i tanti zampognari che in questi giorni ascoltiamo per le strade di Roma. «Questanno - racconta Massimo Antonelli, giovane storico locale e zampognaro anche lui - dai nostri paesi dovrebbero essere partite non meno di 56 coppie di zampognari. Resteranno in giro almeno fino allEpifania, soprattutto a Roma, ma anche in Campania, dove spesso trovano ospitalità in famiglia. Suonano per le cosiddette novene, in strade e contrade di almeno 250 famiglie e, se calcoliamo che ogni famiglia dà unofferta di almeno 10 euro, il conto del guadagno degli zampognari è presto fatto».
Massimo Antonelli ci tiene a dire che questi sono i veri zampognari «e non le imitazioni di chi prende una zampogna, suona sempre le stesse note e magari va in giro in jeans». Il marchio della Ciociaria su questa antica tradizione, insomma, è quello doc, tanto che lo stesso Antonelli e altri giovani di questo angolo del Lazio meridionale che si spinge verso lAbruzzo e il Molise hanno fondato lassociazione culturale Calamus, per conservare le tradizioni e studiare la zampogna e gli strumenti affini e la loro cultura. «Soprattutto nel periodo natalizio, ma anche durante il resto dellanno - spiega Antonelli - ci chiamano per le tradizionali nenie, per animare i presepi, ma anche per tenere veri e propri concerti». I giovani dellassociazione Calamus si sono così organizzati in varie formazioni: dal tradizionale trio al quartetto, fino al più completo sestetto. «I nostri - sottolinea Antonelli - sono spettacoli completi: zampogne e balli ciociari, senza alcuna improvvisazione, frutto di studi e prove di mesi e mesi. Andiamo in scena con i costumi tipici e la ciocia, fedelmente riprodotta. Per un trio chiediamo 7-800 euro».
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