Roma - «Non c’è un nome che vada bene o sul quale non ci sia un veto. Non se ne può più». Quel che è certo è che quando a sera Silvio Berlusconi «gira» la pratica Bankitalia a Gianni Letta l’umore non è dei migliori. Quel che invece è quasi sicuro è che oggi dovrebbe partire da Palazzo Chigi la lettera indirizzata al Consiglio superiore della Banca d’Italia per aprire la procedura di nomina del governatore che prenderà il posto dell’uscente Mario Draghi che dal primo novembre guiderà la Bce. Resta però incerto (e molto) quale sarà il nome indicato dal premier. Almeno stando a sentire chi ieri a tarda sera ha avuto occasione di parlare con il Cavaliere.
Un’impasse dettata da una lunga serie di veti incrociati e soprattutto dall’alzata di scudi sulla candidatura di Lorenzo Bini Smaghi. Già, perché in queste ultime ore decisive le quotazioni dei diversi contendenti salgono e scendono neanche fossero sulle montagne russe. E Bini Smaghi è quello che perde più terreno. È il suo, infatti, il nome che Berlusconi fa a Giorgio Napolitano durante il faccia a faccia mattutino al Quirinale. Ma il capo dello Stato non pare gradire. E non solo perché «non sarebbe una soluzione condivisa» ma anche perché sembra che il presidente della Repubblica non abbia affatto gradito - giusto per usare un eufemismo - le modalità di una candidatura in qualche modo forzata. Già, perché se Bini Smaghi andasse alla Banca d’Italia libererebbe finalmente quel posto nel board della Bce che dopo il passaggiodi consegne tra Jean Claude Trichet e Draghi spetterebbe alla Francia che altrimenti sarebbe esclusa dall’Eurotower di Francoforte mentre l’Italia si troverebbe con due rappresentanti. Motivo per il quale Nicolas Sarkozy sta facendo da settimane pesanti pressioni sul governo italiano al punto dall’averminacciatoritorsionianche pubbliche già domenica, quando a Bruxelles l’inquilino dell’Eliseo incontrerà Berlusconi al Consiglio europeo. Ma non c’è solo il «no» del Colle, visto che pare che il Consiglio superiore di Bankitalia abbia informalmente minacciato dimissioni di massa nel caso venga indicato Bini Smaghi che ieri è stato al centro di pensati critiche anche da parte di Pd, Fli e Udc. Insomma, non si può certo dire che la sua corsa verso via Nazionale sia stata stoppata ma- rispetto a quando il Cavaliere ha fatto il suo nome a Napolitano - s’è fatta decisamente più impervia.
Allo stesso modo, salgono le quotazioni degli altri candidati. Fatto salvo, forse, Vittorio Grilli che Giulio Tremonti continua a spingere con forza spalleggiato da Umberto Bossi. Con tanta insistenza che quando ieri ha incontrato il premier a pranzo sembra che Berlusconi abbia evitato di dirgli che quello con più chanches era invece Bini Smaghi. Almeno quell’ora, perché poi c’è stata l’alzata di scudi e la girandola di veti.
In salita, dunque, le quotazioni dell’attuale direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni, gradito a Napolitano e a Draghi (ma sgradito a Tremonti).
E- vista la situazione di impasse che va avanti fino a notte fonda - anche quella degli outsider Ignazio Visco e Anna Maria Tarantola, entrambe vicedirettori generali di Palzzo Koch. Anche se così resterebbe aperto il nodo Bini Smaghi. Che senza un incarico di suo gradimento minaccia di non lasciare la Bce con il rischio di uno scontro senza precedenti tra Parigi e Roma.