Gian Battista Bozzo
da Roma
Un po di chiarezza, almeno sui grandi numeri della manovra finanziaria 2007, arriva non dal governo ma dalla Banca dItalia. La manovra «è in grado di portare il disavanzo dellanno prossimo sotto il 3%, e questo è un buon risultato», commenta Ignazio Visco, direttore della ricerca della nostra banca centrale (e non imparentato con il viceministro delle Finanze). Ma a quale prezzo?
La Finanziaria reperisce risorse per 34,4 miliardi di euro: 24 miliardi di maggiori entrate, 10,4 miliardi di minori spese. Anche escludendo i versamenti relativi al Tfr - conteggiati come entrate, ma in realtà si tratta di un debito - la pressione tributaria e contributiva «si porterebbe in prossimità dei livelli più elevati registrati nel nostro Paese, al 42,5 per cento», si osserva nel Bollettino. Bankitalia si augura tuttavia che il successo nella lotta allevasione fiscale, in futuro, «consenta di ridurre le aliquote legali».
La manovra, tuttavia, «non incide sulla tendenza della spesa per le pensioni». Bankitalia invita il governo a definire una «riforma più organica del sistema previdenziale», muovendosi a partire da gennaio lungo le linee tracciate dal memorandum siglato coi sindacati. Sono soprattutto necessarie «misure in grado di aumentare letà effettiva di pensionamento, per conciliare lerogazione di pensioni di importo adeguato con la sostenibilità del sistema». Un invito che trova lappoggio della Confindustria. «La Banca dItalia dice cose su cui ci troviamo completamente daccordo: stavolta laccento sulletà pensionabile», commenta Luca di Montezemolo. Ma non sarà semplice convincere i sindacati. Il ministro competente, Cesare Damiano, pensa a una trattativa parallela: un tavolo per le pensioni, e un tavolo per il mercato del lavoro dove si parlerà di legge Biagi e di ammortizzatori sociali. E il segretario cominista Oliviero Diliberto censura Bankitalia: «Il governatore, fra le sue prerogative, non ha quella relativa al tema delle pensioni».
Limpatto dellaumento delle tasse si farà sentire «per meno di mezzo punto percentuale» sulla crescita del Pil nel 2007. Leconomia italiana dovrebbe far registrare, secondo le previsioni di consenso riportate dagli uomini di Mario Draghi, una crescita fra l1,7 e l1,8 per cento alla fine di questanno. Nel 2007 la crescita del Pil calerà all1,5 per cento. Il deficit 2006, al netto della sentenza della Corte europea sullIva delle auto, dovrebbe scendere al 3,6%. Quello del 2007 arriverà sotto il 3% (2,8% la stima del governo). Per quanto riguarda il debito pubblico, per raggiungere lobiettivo di un rapporto di 106,9 sul Pil saranno necessarie «operazioni di privatizzazione significative», con dismissioni immobiliari per circa 7,5 miliardi di euro. Sul fronte della spesa pubblica, Bankitalia osserva che «sarà necessario nel prossimo anno un attento monitoraggio delle erogazioni». In generale, è auspicabile il contenimento delle spese attraverso le riforme, e un «ripensamento» delle voci di bilancio.
Non mancano rischi allinterno di questo scenario sia per quanto riguarda la finanza pubblica, che landamento delleconomia. «La quantificazione degli effetti di alcuni provvedimenti è soggetta a un certo grado di incertezza», si legge nel Bollettino. Si tratta delle maggiori entrate fiscali (per mezzo punto di Pil) provenienti dalla lotta allevasione, e del trasferimento del Tfr allInps. Per quanto riguarda leconomia, è vero che la riduzione del cuneo fiscale «potrà rafforzare, nel breve termine, la competitività del sistema produttivo». Gli effetti, spiega Bankitalia, «sono tuttavia una tantum e vengono riassorbiti nel tempo se i costi unitari seguitano a crescere in Italia più che altrove».
La questione della competitività del Paese nei confronti dei suoi concorrenti continua a restare centrale nellanalisi di Bankitalia. La produttività continua a decrescere.
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