Gian Battista Bozzo
da Roma
Via libera del Senato e della Banca centrale europea alla riforma della Banca d’Italia. I senatori col voto alla legge sul risparmio, e la Bce con un parere firmato dal presidente Jean-Claude Trichet, approvano il mandato di sette anni per il Governatore, la maggiore collegialità nelle decisioni ed il mutamento dell’assetto azionario di Bankitalia. Ma il doppio «sì» non incide direttamente sul futuro di Antonio Fazio. La legge sul risparmio non menziona infatti il regime transitorio, mentre la Bce conferma che la transizione va affrontata «in linea coi Trattati europei». Fazio potrebbe così restare in sella per altri cinque anni.
Antitrust in via Nazionale. La supervisione in materia di concorrenza bancaria resta alla Banca d’Italia. Gli emendamenti che trasferivano la competenza all’Antitrust sono stati bocciati fra le polemiche. Luigi Grillo per Forza Italia, Ivo Tarolli per l’Udc, e Riccardo Pedrizzi per An si sono detti contrari. L’opposizione ha accusato il presidente del Senato Marcello Pera d’aver dilazionato il voto, dando tempo alla maggioranza di radunare in aula i senatori dispersi. Pera ha respinto ogni accusa, proclamando la regolarità delle votazioni; ma da quel momento il centrosinistra ha chiesto la verifica del numero legale, impedendo di fatto l’approvazione dell’intera legge entro la giornata di ieri. Il «sì» slitta a martedì, insieme con l’inizio della sessione di bilancio.
A favore dello status quo nei poteri di vigilanza si sarebbe espresso lo stesso Silvio Berlusconi. Nell’aula del Senato, raccontano i presenti, circolava ieri un bigliettino autografo del premier con su scritto: «La concorrenza resta alla Banca d’Italia». Il governo, rappresentato dal sottosegretario all’Economia Maria Teresa Armosino, si è rimesso all’aula. «L’abbiamo deciso con Tremonti, e non so nulla di interventi del premier», assicura la Armosino. E lo stesso Tremonti, davanti alle telecamere di Otto e mezzo, dichiara: «Non credo che quella di oggi sia stata una vittoria del partito di Fazio. Aggiungo che secondo me Fazio non è la persona adatta per ragioni complesse. Credo che in questo momento serva una persona nuova e diversa». «Se fosse passata la modifica dei poteri, l’unica cosa da fare - commenta Grillo - sarebbe stato smantellare la Banca d’Italia». Secondo il segretario Ds Piero Fassino, il voto dimostra che il governo «è ostile al mercato e alla liberalizzazione del settore bancario».
Cambia l’azionariato. Approvato, invece, il trasferimento delle quote azionarie di Bankitalia dalla banche proprietarie allo Stato. Una decisione che l’Associazione bancaria giudica «iniqua e incostituzionale». Nodo della contesa il valore delle quote detenute dalle banche: fra i 10 e i 24 miliardi di euro, sostiene l’Abi, contro gli 800 milioni stimati dal governo. Su questo punto, la Bce osserva che «è molto importante preservare l’indipendenza finanziaria della Banca d’Italia».
Ok di Trichet. La durata del mandato del governatore sarà d’ora in poi di sette anni, «senza possibilità di rinnovo». La norma si applicherà per il futuro, visto che il testo non fa menzione della transizione riguardante il governatore in carica, Antonio Fazio. Ad Atene, al termine del consiglio direttivo Bce, Jean-Claude Trichet dà il via libera al nuovo regime, auspicando che si allarghi ai componenti del Direttorio (direttore e vicedirettori generali), e sollecita una «ancor maggiore collegialità» in Banca d’Italia. Il mutamento dell’assetto azionario non pregiudica l’indipendenza di via Nazionale, osserva Trichet; ma il governo italiano, dovrebbe modificare le procedure di nomina e di revoca del governatore, finora affidate al Consiglio superiore. Infine, per il periodo di transizione, «bisogna rispettare le regole europee». Il presidente non aggiunge altro, ma lo Statuto della Bce parla di cinque anni. Da Bruxelles, intanto, il commissario al mercato interno Charlie McCreevy, accoglie con favore il «sì» del Senato.
I piani di Fazio. L’approvazione del disegno di legge sul risparmio è fissata per martedì, quindi il provvedimento passerà alla Camera per la terza lettura. Ma anche il «sì» definitivo di Montecitorio non risolverà il caso Fazio.
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