Il Barça batte ancora il Real Quello di Puskas e Di Stefano

Ma che roba è questo Barcellona? Ma che razza di calciatori sono quelli di Guardiola? Semplice: marziani tra i terrestri che giocano a football. Sedici vittorie consecutive, battuto il record del Real Madrid, mica quello di Josè Mourinho che rosica distante già molto in classifica. Dico il Real Madrid di Alfredo Di Stefano e del colonello Ferenc Puskas, edizione 1960-61, campione di Spagna. Annata splendida quella antica, per le merengues, Puskas capocannoniere con 24 gol, la squadra che parte con una sconfitta nel derby contro l’Atletico al Metropolitano (così si chiamava lo stadio dei materassai, colchoneros, perché il colore delle magliette ricordava appunto la tela dei materassi) per poi infilare quindici vittorie e non perdere fino alla ventinovesima giornata.
Il Barcellona ha fatto meglio, sta facendo di più, sedici successi, Lionel Messi ha realizzato ventiquattro gol, ha vinto dieci volte consecutivamente fuori casa (vecchio primato del Real e dello stesso Barca a 9), poi ci sono altri numeri, altre cose clamorose ma il confronto con il colossale Real Madrid dei favolosi anni Sessanta finisce per aumentare la bile dei tifosi della squadra bianca della capitale, già umiliati dalla “manita” nello scontro diretto e in fibrillazione per i prossimi impegni nella finale di coppa del re e in campionato.
Dunque il cammino del Barcellona ha una doppia valenza, tecnica e psicologica, non va trascurato lo spirito indipendista dei catalani, entra nella storia del calcio spagnolo e manda in frantumi l’argenteria degli avversari tradizionali. Pep Guardiola ha allestito un gruppo che non ha precedenti, fatta eccezione per Piquè e Afellay, la taglia dei blaugrana è da minifootball, una caratteristica fisica che agevola il gioco veloce della squadra, le combinazioni fulminee in spazi ristretti, la facilità ad andare in gol che a oggi sono settanta dopo ventidue partite. Tanto per capire segnalo che il Milan, capolista del nostro campionato, ha realizzato, con due partite in più giocate, 40 reti, subendone 19 contro le 11 dei catalani. Ovviamente le grandi menti contemporanee ribattono che il livello medio della liga è inferiore a quella della fantastica divisione nazionale serie A. E allora il Manchester United, con una partita in più del Milan, ha segnato 55 gol, il Borussia Dortmund, in Bundesliga, con tre partite in meno, 46 reti.
Dunque il Barcellona vive in un altro mondo, quello dei marziani per l’appunto, laddove Messi sta disputando la migliore stagione da quando è in Spagna e, stando a un sondaggio lanciato da El Mundo Deportivo, quotidiano catalano assai vicino al Barcellona, su dodicimila persone intervistate il novantatrè per cento ha risposto che è questo il Barcellona più forte di sempre e soltanto il sette per cento sostiene che forse lo era quello di Kubala e di Suarez (in quella stagione del record del Real Madrid, Luis Miramontes Suarez passò dal Barcellona all’Inter per venticinque milioni di pesetas, oltre duecento milioni di lire, fu il colpo di Italo Allodi che lo “regalò” a Angelo Moratti per costruire la grandissima Inter).
Per ribadire la potenza di questo Barcellona, la squadra di Guardiola ha fornito sette titolari (più Valdes) alla nazionale di Del Bosque campione del mondo l’anno scorso in Sudafrica. Una squadra che non ha valore di mercato se non sesquipedale, un oggetto di desiderio a partire da Guardiola che ha ricevuto un’offerta di duecento milioni di euro per guidare la nazionale del Qatar da qui al Duemilaventuno.

Ma Guardiola ci sta pensando, il Barcellona è troppo bello ed è anche vero. Il bello deve ancora venire, Josè Mourinho, per la prima volta nella sua carriera, non è special one ma deve guardare un altro fare il gallo nel pollaio.

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