Barack a Chicago: "Nulla è impossibile in questo Paese"

Tripudio al Grant Park di Chicago dove il senatore dell'Illinois tiene il discorso dell'incoronazione. Ringraziamenti alla famiglia e alla sua gente: "Questo successo lo devo a tutti voi"

Barack a Chicago: 
"Nulla è impossibile 
in questo Paese"

Chicago - Prima la famiglia, che è con lui sul palco. La moglie Michelle, le figlie Malia e Natasha , la nonna appena mancata. Le sue donne ringraziate sul palco. Poi il grazie va alla sua gente: "A voi che mi avete aiutato fin dall'inizio a combattere questa battaglia. Finanziandomi dai primi dollari. E voi sapevate che non era solo per una campagna elettorale, ma per cambiare questo Paese". Mano tesa ai repubblicani: "Come diceva Lincoln: noi non siamo nemici, ma amici. Non avrò avuto tutti i vostri voti, ma ho ascoltato le vostre voci. Sarò il presidente di tutti". Al Grant Park è risuonato più e più volte lo slogan Yes we can. "Questa è la prova - ha urlato Obama ai suoi - che in questo Paese nulla è impossibile".

Grant Park Una folla multirazziale ed entusiasta ha accolto Obama, sventolando bandiere a stelle e strisce, in un grande parco di Chicago, assediato all'esterno da un'altra folla che non è potuta entrare nello spazio da 70mila posti preparato per l'evento. Accolto sulle note di "Sweet Home Chicago", Obama ha debuttato ringraziando la città che lo ha adottato dagli anni Ottanta e si è poi lanciato in un primo discorso da presidente eletto che ha ricalcato i temi della sua campagna elettorale: la necessità di portare "il cambiamento" in America, la promessa di rispondere alla speranza di chi si sente abbandonato o ai margini della società, l'avvertimento "ai nostri nemici nel mondo" che l'America è forte, unita e pronta a rispondere a qualsiasi minaccia. L'onore delle armi è andato a John McCain e Sarah Palin, che Obama ha ringraziato e a cui ha chiesto, in una conversazione telefonica con il senatore dell'Arizona, di aiutarlo a guidare il Paese. Il vice Joe Biden, la moglie Michelle e le due famiglie hanno raggiunto alla fine Obama sul palco e il presidente eletto ha chiuso ricordando alle figlie Sasha e Malia che si sono "meritate il cucciolo" che aveva promesso loro all'inizio di un'estenuante campagna che ha coinvolto tutta la famiglia per quasi due anni. 

La grande festa La Cnn annuncia che Barack Obama è presidente degli Stati Uniti e Chicago esplode. Il network è quello che per tutta la sera ha trasmesso le immagini del conteggio dei voti sui maxischermi nel Grant Park di Chicago allestito per la festa. Quando la CNN ha annunciato che Obama ha superato i 270 voti elettorali necessari per vincere, le centinaia di migliaia di persone che si trovano nelle strade della città sono esplose in un boato di gioia. Molti Stati degli Usa si sono colorati nel corso della notte di "blu Obama" sulle mappe del voto e una Chicago in preda all'entusiasmo si è stretta sempre più in un abbraccio al proprio, possibile primo presidente. La città di Barack Obama per l'intera giornata elettorale e nella notte decisiva lo ha guardato votare, scherzare, giocare a basket per rilassarsi e alla fine si riunita in un parco cittadino, sperando di far festa.

Il voto Ma per ore ha potuto solo attendere. Obama ha votato di prima mattina con la moglie Michelle, accompagnati dalle figlie Sasha e Malia, nel seggio di una scuola elementare vicino alla sua abitazione di Hyde Park, l'elegante quartiere residenziale del South Side di Chicago dove vive. Poi ha cominciato la lunga attesa. Alla chiusura dei seggi nei primi Stati dell'est si sono aperti i cancelli per lasciare invadere da una folla rumorosa Grant Park, lo spazio allestito per una celebrazione da decine, forse centinaia di migliaia di persone. E il pubblico ha salutato con boati ognuno dei primi Stati che sulle mappe dei network tv, mostrate su maxischermi nel parco, sono diventati blu, il colore dei democratici.

Nascosto Ma per diverse ore, Obama è rimasto lontano dal palco a studiare l'andamento della corsa, mentre il suo stratega, David Axelrod, si dichiarava "contento di quello che vediamo", senza però cantare vittoria. Reduce da quasi due anni di campagna elettorale e dal dolore per la morte della nonna alle Hawaii alla vigilia del voto, Obama al momento del voto è riuscito a mostrare un'immagine rilassata, ha stretto mani, abbracciato amici del quartiere, salutato la selva di telecamere e fotografi e scherzato un po': "Michelle ci ha messo un sacco di tempo, devo controllare per chi ha votato...". Poi è partito per il vicino Indiana, dove ha spronato i volontari a dar battaglia fino all'ultimo in uno Stato 'rosso' (il colore dei repubblicani) che dai primi exit poll è risultato assai combattuto. A Chicago Obama si è dedicato a una partitella a basket rilassante e scaramantica (é diventata un' abitudine nei giorni del voto), ma anche al costante monitoraggio sull'andamento della campagna.

Entusiasmo Ovunque è apparso palpabile l'entusiasmo che la città si è preparata a sfogare nella notte, nel gigantesco Grant Park, un parco incastonato tra i grattacieli, il lago Michigan e la strada e il monumento dedicati al trasvolatore Italo Balbo, che qui atterrò al termine di una delle sue imprese. La folla ha cominciato ad affluire nel parco fin dall'alba, soprattutto nelle aree create per chi non rientrava tra i 65mila fortunati in possesso di biglietti o tra i 7 mila membri dei media. Per Chicago, la possibile festa sarà un nuovo capitolo in una storia in cui la tradizione dei neri ha un ruolo da protagonista. Jean Baptiste Point du Sable, un figlio di schiavi africani cresciuto nei Caraibi, è ritenuto il fondatore della città per aver dato vita a un primo insediamento commerciale sul lago Michigan nel 1779. Ma è stata soprattutto la grande e a tratti drammatica immigrazione a ondate dei neri dal Sud, nel XX secolo, a influenzare il carattere e la cultura di Chicago, facendone una città del blues, dei ghetti e ora - forse - del primo presidente afroamericano.

Folla in delirio a New York Delirio di gioia tra il popolo di Barack Obama anche New York, diviso tra Harlem e Times Square: gente che piange, gente che ride: gli obamiani della Grande Mela hanno accolto l'annuncio della Cnn ritrasmesso sui maxi schermi montati nella piazza crocevia del mondo e nel cuore dell'ex quartiere ghetto di Manhattan. L'Empire State Building, rossoblu in spirito bipartisan per tutta la notte elettorale si è preparato a cambiare colore per illuminarsi di blu-Obama dopo il proclama della vittoria. E' stato il deputato di Harlem Charles Rangel che ha confermato il risultato a migliaia di neri e di bianchi raccolti sotto lo schermo gigante montato a Adam Clayton Plaza, all'angolo della 125esima Strada. "Si, si, sì", ha cantato in coro la folla che aspettava da ore l'annuncio della svolta nella storia dell'America. "E' ora di cambiare" è stata la frase ha riecheggiato dalla mattina dell'Election day lungo il Martin Luther King Boulevard, arteria principale del quartiere di Black Harlem a New York intitolata la profeta del sogno che ieri è diventato realtà. E per le migliaia di elettori di questo quartiere, teatro negli anni '70 delle grandi battaglie per i diritti dei neri, il cambiamento ha un nome preciso: Barack Obama o, piu' semplicemente, Barack, che in swahili significa 'benedetto da Dio'.

Festa attorno alla Casa Bianca Una festa che in Italia si celebra solo per i grandi successi sportivi. Alla mezzanotte di Washington, poco dopo che la vittoria di Barack Obama era stata ufficializzata, una folla che di ora in ora è andata ingrossandosi nonostante la pioggia battente si è andata radunando di fronte alla Casa Bianca, e la capitale americana ha ritrovato per le sue strade un'allegria spontanea che non vedeva da anni. La zona della Casa Bianca, solitamente controllata in modo più che rigoroso dalla polizia, per una sera è tornata ad essere della gente: giovani, donne, bambini, anziani, bianchi, neri, ispanici, asiatici, tutti al grido di "Obama, Obama" e "Yes We Can!", ma anche "Si se Puede", con cartelli, sciarpe, magliette ad abbracciarsi tra sconosciuti e ad applaudire al cielo, nonostante la pioggia. Tutto intorno, poi, caroselli d'auto a clacson spiegati nonostante Washington non sia avvezza a manifestazioni di questo tipo, neppure quando a vincere sono i campioni di football dei Redskins. Non è abitudine della città fare caroselli. Invece, per una sera, i caroselli e i clacson hanno invaso anche la compassata capitale americana.

Milioni di Sms: avete fatto la storia... Barack Obama non ha detto grazie solo parlando dal palco del Grant Park di Chicago: ha voluto personalmente ringraziare i milioni di suoi sostenitori inviando loro un messaggio via cellulare.

Questo l'sms del presidente eletto degli Stati Uniti: "Abbiamo appena fatto la storia. Tutto ciò ha potuto accadere perché voi avete dato il vostro tempo, il vostro talento e la vostra passione a questa campagna. Tutto questo è accaduto per merito vostro. Grazie. Barack".

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