Barbareschi ideologo della libertà di purga

Barbareschi Luca una ne fa e cento ne combina. L’ultima l’ha regalata al movimento-partito-gruppo finiano, confezionando il nome della ditta: «Futuro e Libertà». Dal che si deduce che il resto del popolo viva in un «Presente e Prigionia». Nell’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera l’attore, giurato, regista, docente, autore, deputato, dice un paio di cose su tutto, dal pidielle a Mediaset, da Andreotti a Craxi, da Bernabè ad Aldo, Giovanni e Giacomo, da Confalonieri a Gheddafi, parla di scalzacane e di Bisio, di Tremonti, di Reagan e della Thatcher. Il minestrone prevede anche la purga che, stando al pensiero nobile e democratico dell’intervistato, purtroppo (...)
(...) non è stata somministrata ai quattro scalzacane della sinistra di cui sopra: «Berlusconi ha mantenuto lo status quo, adottando la logica di Confalonieri, meglio trattare con Gheddafi e non toccare Aldo, Giovanni, Giacomo, il Trio Medusa, Bisio, tutta gente diventata miliardaria, anestetizzata». Dunque il deputato, a sua insaputa, illustra quello che sarà il programma del nuovo movimento se e quando, prossimamente, dovesse andare al potere: via tutti, tranne loro, di qua noi, di là gli altri, perché, come diceva il marchese del Grillo «Io sono io e voi non siete un c...». Lo ha ribadito con queste parole: «Dobbiamo fare squadra e adottare un profilo alto, mi intristisce un convivio femminile con 24 deputate». Tante o poche? Dipende dal momento, come potrebbe pensare Roman Polanski, regista di Amadeus che vide lo stesso Barbareschi interprete eccellente. Non ancora sfinito, l’uruguagio ha voluto concedersi anche un passaggio ironico: per illustrare il posizionamento, la location geopolitica del nuovo gruppo che lo vede coinvolto e creativo, così il Barbareschi ha detto: «Futuro e Liberta di destra? No, siamo in una fase post ideologica. Cosa sono destra e sinistra? È sinistra quella di D’Alema che s’inginocchia all’Opus Dei? Gaber ci ha già preso in giro abbastanza».
Gaber no, per favore, anche se va di moda citarlo, celebrarlo, cantarlo, raccontarlo, il gaberificio imperversa, tutti lo conoscevano, tutti lo frequentavano, tutti lo amavano, da quando se ne è andato, però («ci si impossessa dei morti perché non possono parlare» pensieri e parole dello stesso Barbareschi Luca).
Di Gaber, il Barbareschi di cui sopra, ha portato in scena, anche all’estero, vedi Londra e Sudamerica, un lavoro dimenticato in fretta, Il caso di Alessandro e Maria. Fin qui ci siamo, anzi c’eravamo ma la battutina su Giorgio va decodificata. Gaber scriveva e cantava Destra e Sinistra (nota per gli aderenti al neo partito, nel titolo la destra è a sinistra e la sinistra è a destra) per dire cose eterne. Forse Barbareschi meglio avrebbe fatto se avesse completato la citazione con la parte del testo a lui congeniale: «L’ideologia, malgrado tutto credo ancora che ci sia, è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché con la scusa di un contrasto che non c’è, se c’è chissà dov’è».
Del resto lo stesso Barbareschi, a conclusione dell’intervista, segnala tre libri che dovrebbero figurare nel pantheon culturale dei finiani (!?).

Uno dei testi è del perfido critico letterario statunitense Harold Bloom e porta come titolo Il Genio. Aggiungo un passaggio del pensiero di Bloom: «Il genio, a mio parere, è stravagante e sommariamente arbitrario e, in ultima analisi, isolato». Isolato ma con la purga pronta.

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