Barbareschi: «La tecnologia entri in classe»

Il parlamentare pdl: «I ragazzi sanno usare i cellulari a 3 anni, sfruttiamo le loro doti»

da Roma

Onorevole Luca Barbareschi, vicepresidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni di Montecitorio, la riforma della scuola varata dal Parlamento è stata duramente contestata. Forse una parte del Paese è rimasta indietro rispetto alla politica?
«Il dovere delle istituzioni è stare avanti rispetto alla gente comune. C’è sempre qualcosa che apre la strada. Bisogna mettere in comunicazione le parti virtuose».
Un tema del quale si è occupata anche la sua Fondazione che ha organizzato un convegno sull’importanza dei contenuti nel settore dei mass media.
«Bisogna decidere quali prodotti aiutano a crescere. La Rai si è svuotata di significato e trasporta i contenuti delle multinazionali straniere. Sulle autostrade della comunicazione stiamo diventando casellanti come lo siamo diventati anche su quelle reali».
Le istituzioni, quindi, devono fermare questa deriva?
«Questa è la ragione per cui il ministro Gelmini mi ha nominato suo consulente sulle problematiche dei minori perché si rende conto che i contenuti per l’età formativa sono importanti. Qualsiasi innovazione è inutile se non ci sono contenuti validi. Bisogna potare i rami secchi e investire su quelli nuovi».
Come deve concretizzarsi questa linea?
«Bisogna creare un link fra futuro e passato. Se i giovani sanno utilizzare il cellulare già a tre anni bisogna produrre contenuti educativi che siano sfruttabili anche su quella piattaforma. Allo stesso modo, la proposta di Brunetta delle pagelle on line è adatta ai tempi perché la scuola deve essere vissuta come propria da chi ne fa parte».
La riforma Gelmini dovrebbe contribuire a migliorare la qualità dell’offerta formativa anche attraverso la tecnologia.
«Si dovrà arrivare, ad avere rapporti diretti e coinvolgenti. Soprattutto se i grandi operatori delle comunicazioni saranno invogliati a fornire il contributo della loro esperienza. La tecnologia ha sempre stimolato la creatività».
Qual è il punto debole della comunicazione?
«Conduco una battaglia personale contro la pedofilia. Posso studiare e documentarmi su testi di medicina, di psicologia, di sociologia e poi compiere un’opera divulgativa. Ma tutto questo lavoro rischia di essere vanificato da certe fiction equivoche».


La tv è sempre una «cattiva maestra»?
«Se la politica ha paura di perdere il controllo della Rai, non si riuscirà mai a trasformarla in una media company. I contenuti fanno crescere l’azienda e per produrli serve un manager con le mani libere».

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