Barclays a un passo dalla conquista di Abn

Barclays a un passo dalla conquista di Abn

da Milano

Barclays stringe sulla conquista di Abn Amro da cui nascerà il secondo gruppo creditizio in Europa e il sesto al mondo per valore di Borsa (140 miliardi di euro la capitalizzazione). I dettagli del matrimonio sono stati ieri al centro del board di Amsterdam che nel contempo avrebbe anche deciso di «girare» i propri asset statunitensi di La Salle a Bank of America. Una mossa che potrebbe portare a rivedere le 24 sterline per azione (circa 36 euro) che Londra sarebbe stata disposta a mettere sul tavolo confezionando un’offerta da 69 miliardi di euro per Abn, ma che l’edizione online del Wall Street Journal considera «cruciale». Anticipando, sebbene l’annuncio sia atteso questa mattina, il sostanziale consenso delle due promesse spose alla maggiore fusione bancaria della storia.
Su La Salle è infatti puntato anche l’interesse di Royal Bank of Scotland, promotrice, insieme a Santander e Fortis, della cordata rivale a Barclays. I tre pretendenti, che hanno comunque confermato il summit chiarificatore in agenda oggi con Abn Amro, sarebbero pronti a spingersi fino 40 euro per azione. Un’offerta nettamente superiore a quella di Londra a fronte però dell’annunciato spezzatino degli asset del gruppo olandese. Logica apparsa da subito invisa ad alcuni consiglieri di Abn Amro, ma la situazione rimane fluida poiché per procedere alla cessione di La Salle, Amsterdam dovrà superare il vaglio degli azionisti da cui si era già levata la voce del fondo Tci, pronto a criticare la politica industriale dell’ad Rijkman Groenink.
Un’incognita che potrebbe riportare in gioco Rbs, impegnata anche a confermare la compattezza della propria squadra, negando le indiscrezioni di stampa che l’indicavano all’attacco in solitaria su Abn.
Se i piani di Barclays avranno successo l’esito sarà un gruppo che si collocherebbe subito alle spalle di Hsbc tra i big europei e con forti ramificazioni in Italia. Amsterdam porterebbe, infatti, in dote a Londra il pieno controllo di Antonveneta, l’ex popolare padovana, conquistata a caro prezzo due anni fa da Groenink arginando l’attacco della Popolare Italiana allora guidata da Gianpiero Fiorani.
Nel caso di un riassetto, Antonveneta potrebbe essere un boccone goloso per gli spagnoli del Bbva, ma permetterebbe anche il salto dimensionale a Barclays finora impegnata in un piano di aperture mirate sulla Penisola. Prospettiva da controbilanciare con il destino industriale del 7,68% sindacato con cui Amsterdam è attualmente il maggiore azionista di Capitalia.


Dove il presidente Cesare Geronzi, che la scorsa estate aveva già respinto le avance di Groenink, ha concentrato nelle proprie mani, ancorché coinvolgendo l’amministratore delegato Matteo Arpe, la definizione delle future alleanze.

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