Giuseppe Baresi è stato il responsabile del settore giovanile dell'Inter fino a pochi mesi fa. Da fine luglio affianca José Mourinho come vice allenatore della prima squadra ma la sua esperienza nei vivai giovanili è sta lunga e ricca di successi, due campionati nazionali con la squadra Primavera con cui ha vinto anche due coppe Italia oltre a due tornei di Viraggio, la competizione più prestigiosa in ambito internazionale per squadre di settore. Ha lavorato con Obafemi Martin, Bolzoni, Pasquale, Pandev e per ultimo Mario Balotelli, recentemente passato alla prima squadra.
Esiste competitività anche fra i ragazzini che giovanissimi giocano a calcio?
«Certamente, tutto l'ambiente crea una situazione di questo tipo, il ragazzino l'avverte, si sente caricato di responsabilità e cerca di gratificare i genitori e l'allenatore».
La Federazione inglese ha proposto di non pubblicare le classifiche delle partite degli under-undici. Può essere un deterrente?
«Sono d'accordissimo, i ragazzi sono influenzati psicologicamente da questo. Abolire la pubblicazioni delle classifiche mi sembra un'ottima proposta, mi auguro che venga attuata. E poi mi auguro che anche la nostra federazione prenda iniziative di questo genere».
Le classifiche sui giornali aumentano la competitività?
«Sì, loro sanno quando escono i giornali o gli inserti che riportano i risultati dei loro campionati. Leggono, portano in classe il giornale, guardano chi è il capocannoniere, fanno dei confronti. Per loro è molto gratificante trovare il loro nome sul giornale. E lo è anche per i genitori».
Sono loro quelli che mettono più pressione?
«Anche loro, ma è tutto l'ambiente che tira in quel senso. L'allenatore vuole raggiungere degli obiettivi perché a sua volta riceve pressione dai responsabili del settore che a loro volta devono rendere conto alla società. Vincere un torneo è prestigioso, vincere il campionato dà lustro al club».
Voi cosa fate?
«Noi non alleniamo i ragazzi per vincere la partita. Noi li alleniamo a stare in campo, a rispettare le regole, ad avere un comportamento corretto. So che può apparire scontato, ma è proprio così».
Con quali risultati?
«È molto difficile, il ragazzino sente la pressione che sta attorno, sente le urla dell'allenatore, vede i dirigenti in tribuna. Mio figlio gioca in una squadra di dilettanti, non sarei sincero se le dicessi che lui non è così.
Si scontra con poteri forti?
«Non credo che le società si schiererebbero contro, anzi. Credo invece che giornali che ci campano sopra possano intervenire».
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