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Bargnani atterra sull’altra faccia del pianeta basket

Esordio sotto tono per il giovane romano, prima scelta della Nba. I suoi Raptors perdono, lui gioca 9 minuti , segna solo 2 punti e raccoglie le prime critiche

Oscar Eleni

Andrea Bargnani, ragazzo romano del 1985, cosmonauta del basket italiano scelto dalla Nba come numero uno, atterra sull'altra faccia della luna sportiva quando mancano 5'37" alla fine del primo quarto nella partita d'esordio dei suoi Toronto Raptors fra le viole del New Jersey dove Jason Kidd e Vince Carter gli danno il benvenuto e un brodo freddo per abituarlo al sapore della sconfitta (102-92).
Lui non fa una piega, ammette emozione, conosce già le formule per spiegare questa prima esperienza da professionista nel campionato più duro del mondo. Ha giocato 8'52" in tutto, un assaggio, 2 punti segnati, 1 tiro su 3 a segno, 2 rimbalzi, 1 in attacco correggendo il suo tiro sbagliato, 1 palla persa per passi che lo ha fatto anche ammonire per ritardata consegna della palla, 3 falli commessi capaci di scatenare l'ironia da fast food dei giornalisti americani che agli esordienti fanno sempre il contropelo e lo rimandano in fretta spiegando che ha fatto più falli che punti.
Meglio atterrare subito nella polvere lunare dell'altro mondo: la cosa buona è che abbia almeno giocato, certo molto meno del suo fratellone Garbajosa che è andato male al tiro in 20' (1 su 8), molto meno bene di Anthony Parker che non sembrava davvero spaesato dopo tanti anni e tanta gloria con il Maccabi Tel Aviv (22 punti, 9 su 17, 2 su 3 da 3, 2 palle rubate in 36'16"); la cosa brutta è che lo abbia fatto da fringuello dorato in un posto dove ti pagano anche bene, ma poi ti levano le piume se non reagisci in fretta.
Lui è un esordiente, la stagione è lunga, il titolare Bosh, che ha sostituito nei minuti in cui è entrato, ha una fascite plantare, avrà certo altre buone occasioni, magari cominciando da stanotte quando i Raptors esordiranno in casa contro Milwaukee e poi resteranno fra gente amica per le prossime 3 partite, domenica San Antonio, mercoledì 8 Filadelfia, venerdì 10 Atlanta. Come vedete non c'è tempo per piangersi addosso, non lo hanno fatto i campioni in carica di Miami stritolati da Chicago, a casa loro, non lo ha fatto Mike D'Antoni che dopo aver perduto in casa con i Lakers, si sono rifatti a Phoenix con i Clippers.
Per Andrea Bargnani è venuto il tempo di ricordarsi che non ci saranno regali, molto meno del soprannome di mago che gli hanno dato i compagni. Alla Continental Airlines Arena, davanti a 18.646 spettatori, ricorderanno la sua stoppata su Krstic, poco altro. Non è moltissimo, ma camminare sulla luna è stato difficile anche per gli astronauti, figurarsi per questo ragazzo romano circondato dall'interesse morboso di un'Italia cestistica che preferisce pensare a lui piuttosto che ai fiaschi delle sue squadre in Europa, che lo ha scelto come simbolo del riscatto per tutti quelli che si sentivano fuori posto quando chiedevano di andare a vedere la Nba. Ora hanno un motivo vero per farlo, ma attenzione a non stritolare il talento, ci penseranno già gli americani.

Dino Meneghin gli consiglia pazienza, tutti gli suggeriscono di stare tranquillo, ma sono gli stessi che ballavano come se fossero stati loro ad essere scelti, ma se fossimo in lui cominceremmo a ripassare le lezioni apprese con Ettore Messina, partendo dalla difesa.

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