In pole cè lui paperino, lui gregario a vita, lui Barrichello nella sua San Paolo, davanti alla famiglia, al figlio, al pubblico di casa che lha preso per i fondelli per una vita. Pole che vale per questo e vale di più perché, dice Rubinho, «è speciale, perché conta partire davanti» e lo ribadisce pensando al suo compagno e leader del mondiale solo 14°. Rubinho in pole come cinque anni fa, quando guidava una Rossa. Rossa ieri quinta con il solito redivivo Raikkonen.
Ma prima, a San Paolo, sono accadute parecchie altre cosucce. Pioggia a secchiate, ad esempio, e buffi incidenti (Fisichella, tradito dallaquaplaning, che ha poi urtato il pulsante di spegnimento motore), e brutti incidenti (Grosjean e Liuzzi), e scatti isterici e volanti lanciati verso il box con un seguito di parolacce (Vettel). Qualifiche chilometriche a causa di Giove Pluvio e di due bandiere rosse sventolate non per sostenere la Ferrari, bensì per fermare Q1 e Q2 per via delle di cui sopra secchiate. In estrema sintesi, è successo davvero un gran casino. Con piloti intrappolati oltre unora nei box, incatenati nei loro abitacoli ad attendere il via libera dei giudici Fia - sempre loro -. Piloti che si sono addormentati in auto (Barrichello) o sono scesi per fare pipì. Piloti declassati da Cavalieri del rischio al rango di automobilisti intrappolati sulla Salerno-Reggio Calabria.
La verità è che in questa F1 allo sbando, in mano a giudici che mandano i piloti in pista quando sullasfalto scorrono fiumi, fa quasi più notizia Jean Todt. O meglio: fa più notizia Pelé che ha deciso di sostenere lex ferrarista nella campagna per la conquista della Fia, la Federazione dellauto. Fa strano e forse anche sorridere che a Pelé, non a un pincopalla qualsiasi, stia a cuore la sorte dello stato indipendente e dispotico guidato per sedici anni da lui, massì, lui Max Mosley, presidente uscente. «Caro Jean», si legge infatti nella lettera di O Rey, «ti avrei scritto prima ma ero impegnato a Copenhagen dove noi brasiliani abbiamo conquistato il diritto ad ospitare i Giochi del 2016. Spero che tu abbia stessa fortuna nella campagna per la presidenza e vorrei aggiungere il mio nome alla lunga lista dei tuoi sostenitori». Ancora: «Ti conosco e so come lavori. Come uomo di motori (ma non era un calciatore? ndr), a volte uomo di sport, ed ex ministro dello Sport del mio Paese, io sto con te». Per la cronaca, il D-day Fia, il giorno delle elezioni, è fissato per venerdì prossimo, quando sapremo chi succederà a Mosley tra Todt e Ari Vatanen. Il francese è apertamente sostenuto dallo stesso Mosley, da Schumi, da Pelé; laltro da molti vattelapesca e non a caso ha fatto ricorso in tribunale contro la Fia che non ha tenuto un atteggiamento neutrale.
La verità è che nella F1 allo sbando il vero show è fuori pista (nonostante incidenti e botti e scatti dira). Si pensi a Schumi: tranquillo e sereno, che ha fatto capire più o meno questo: una volta superati i postumi della frattura al collo dello scorso febbraio, potrei tornare al volante di una Rossa. E testuale: «Non vedo alcun motivo per un annuncio definitivo su un mio non ritorno...». E ancora: «Ho ricevuto tante manifestazioni di sostegno e simpatia. Ora il mio ritorno è diventato una missione speciale...».
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