Politica

Basilicata, l’università a misura di parente

Il caso dell’ateneo lucano: le promozioni lampo per 113 dipendenti, il contratto del master assegnato al figlio del coordinatore, nuove serre per Agraria mai usate. La docente "epurata": c’è una lobby

Basilicata,  l’università  a misura di parente

Milano - Difficile da trovare nelle classifiche dei migliori atenei, l’università della Basilicata compare invece in abbondanza nei faldoni delle Procure. Sperperi incredibili, come le serre per la facoltà di agraria costate 7.5 milioni e mai utilizzate, sprechi di finanziamenti post-terremoto, irregolarità nella gestione dei fondi Ue, omonimie nel corpo docente e un discutibile rapporto professori-alunni soprattutto in facoltà come chimica, dove ci sono 37 tra professori e ricercatori per 35 iscritti totali, più docenti che alunni: quando si dice l’università a misura di studente.

L’ultimo caso è scoppiato per via di una lettera anonima, arrivata nelle redazioni dei quotidiani locali due settimane fa. Una missiva che disegna un quadro fosco sugli «intoccabili» che farebbero il bello e cattivo tempo nell’ateneo gestendo cattedre, assunzioni, contratti esterni. Allegate alla lettera 6 pagine di tabelle con accoppiati i nomi di docenti e amministrativi variamente imparentati tra loro. Nuova parentopoli? «Solo fango» ha risposto il rettore Mario Tamburro, chimico politicamente schierato a sinistra e dominus dell’Unibas.

«Sono qui da un anno, non mi si può accusare di eventuali parentopoli che avrei ereditato. Io faccio di tutto per contrastare queste situazioni. Quanto ai coniugi professori, be’, che c’è di scandaloso? Nelle aule universitarie nascono spesso degli amori». Sarà, eppure nell’ateneo di Potenza succedono strane cose. Fino a poco tempo fa a dirigere il dipartimento di geologia non c’era un geologo, ma un virologo, il professore Pasquale Piazzolla, si dice molto amico del rettore.

Poi, c’è un «Master di viticultura ed enologia» che è coordinato da un professore dell’università della Basilicata. Niente di strano, se non fosse che il contratto di «tutoraggio scientifico» per il master, incarico da 16mila euro, sia andato al figlio dello stesso coordinatore. Ma al Master hanno avuto contratti di collaborazione anche altre persone senza alcun legame di parentela con il coordinatore. Per esempio? Il marito della segretaria del direttore amministrativo, la figlia della responsabile del personale e il nipote di un professore dell’Unibas.

Nell’università di Potenza c’è spazio per far carriera, ma alcune sono molto più rapide delle altre. Per essere più precisi si chiamano «progressioni verticali» le promozioni istantanee di parte del personale. Per le ultime 113 «progressioni verticali» decise dal vertice dell’Ateneo, racconta il Quotidiano della Basilicata, c’è un esposto alla Procura e alla Corte dei conti. Si calcola che quelle promozioni siano costate circa 179mila euro all’Ateneo, in barba a una legge del 2001 e alla proposta di «fabbisogno» formulata da una Commissione nominata dalla stessa Università.

Poi c’è il caso della professoressa Albina Colella, geologa di fama, allontanata dall’Ateneo in seguito ad una denuncia del rettore, all’epoca suo preside di facoltà. Colella è sempre stata molto critica rispetto alla gestione geoambientale del territorio lucano, settore che però genera finanziamenti e una valanga di consulenze ai suoi colleghi dell’Unibas dai vari enti pubblici preposti, su tutti la Regione Basilicata e l’Autorità di bacino. È tuttora indagata dalla Procura di Potenza, e perciò il Tar ha appena respinto il suo ricorso per rientrare in sevizio, malgrado la decisione opposta del massimo organo accademico, il Consiglio universitario nazionale (Cun).

Motivazione: il processo penale è ancora pendente. Eppure risulta che nell’ateneo lucano insegnino docenti condannati in primo grado o rinviati a giudizio. Accanimento? Per Colella c’è di più. «Una ritorsione» scrive il pm De Magistris, che nel fascicolo Toghe lucane si occupa anche del suo caso e del comitato d’affari che gestiva appalti e consulenze tra politici, professionisti e professori. L’origine di una guerra che andrebbe individuata nella nascita del Dipartimento di geologia, voluto da Colella ma osteggiato da docenti legati al dipartimento di Ingegneria e da gruppi di pressione di area Ds e Rifondazione, perché avrebbe abbattuto i prezzi delle consulenze legate al business dell’acqua e del monitoraggio ambientale. «In campo geoambientale ci sono enormi finanziamenti di ricerca - spiega Colella al Giornale - che ovviamente stimolano gli appetiti dei gruppi politicamente più forti. La giunta di centrosinistra tende a concentrare i finanziamenti su alcune strutture a scapito di altre scientificamente altrettanto valide, che vengono penalizzate». In Basilicata tutto il settore Ambiente e gli affari connessi da anni sono in mano ai Ds, con briciole alla Margherita.

Un circuito chiuso che ruoterebbe attorno all’Istituto di metodologie avanzate del Cnr, presieduto da Vincenzo Cuomo, docente a Potenza, e con al vertice Bernardo de Bernardinis, da sempre legato all’ex governatore ds della Basilicata Filippo Bubbico, al centro dell’inchiesta di De Magistris.

Commenti