
Achille Polonara ruba la palla al destino e torna a sorridere dopo il peggior quarto d'ora della sua vita in sala operatoria al Sant'Orsola di Bologna. Doveva battere la leucemia mieloide. Per farlo si è affidato ad una grande squadra, per riuscirci aveva bisogno di un trapianto e il destino, spesso baro, questa volta ha deciso di aiutarlo. Aveva bisogno di una donazione, del midollo per andare a combattere il male. Non poteva che arrivare dagli Stati Uniti, la terra dove è nato il gioco che da ragazzo lo ha affascinato e poi è diventato la sua professione e lui col basket ha trovato la gioia, la sofferenza, il successo prima di affrontare l'avversario più crudele.
Stava viaggiando verso lo scudetto con la Virtus quando i medici gli hanno chiesto di fermarsi un'altra volta dopo la grande battaglia contro un tumore ai testicoli vinta con la stessa grinta di queste giornate che sembravano non finire mai. Aveva lasciato l'arena sul più bello, mentre la sua Virtus arrivava allo scudetto. Accarezzata la coppa si è messo in viaggio. Ha sfidato i venti viaggiando fra l'ospedale di Valencia e quello di Bologna. Chemioterapia. Una finta per liberarsi dell'angoscia e sorridere con la moglie e i figli, trovando anche la forza per cambiare prima ancora di sapere se il suo gancio cielo sarebbe andato a segno. La nostra angoscia, il suo ottimismo. I suoi tormenti nascosti dietro il sorriso accompagnando la Nazionale verso l'Europeo, rimesso in gioco dalla fantasia di Pozzecco, come allenatore da casa, per aiutare chi era in battaglia con lui. Spissu, addirittura, indossando una maglia con il suo numero. Abbiamo giocato tutti questa partita. La Virtus vera casa madre. Poi Sassari, il Sardara che gli ha offerto un contratto se avesse vinto questa partita per la vita. Poi dicono che lo sport professionistico è un campo troppo arido. Non è vero. La Bologna che aveva perso la stessa battaglia quando Sinisa Mihajlovic, grande allenatore, aveva dovuto arrendersi, si è seduta davanti all'ospedale aspettando di riabbracciarlo.
Ieri è stato lui a toglierci dall'angoscia. Un saluto per gli ex compagni della Virtus che si giocano la Supercoppa. Un sorriso per chi gli fatto capire che non siamo isole e non dobbiamo mai sentirci soli.
Un ringraziamento per la donatrice e per quelli dell'Associazione che ai donatori di organi chiede il massimo sacrificio, sapendo che sono i veri campioni in tempi balordi dove in troppi non vedono differenza fra corpo e anima. Forza Achille torna a litigare con noi.