Danilo Gallinari, a 37 anni, annuncia in un lungo post su Instagram il ritiro dal basket giocato. l suo sogno era vincere in Nba, entrare nella Hall of Fame dei più forti e poi, se le gambe avessero retto, chiudere la carriera nella sua Olimpia Milano. È andata in un altro modo ma per il Gallo non ci sono rimpianti.
"Oggi, con il cuore colmo di gratitudine, annuncio il mio ritiro da una carriera che ho sempre sognato. Una carriera costruita attraverso duro lavoro, sacrifici, vittorie, sconfitte, compagni di squadra che sono diventati fratelli, la guida dei miei allenatori e, naturalmente, la famiglia e gli amici che mi sono stati accanto in ogni fase del percorso", si legge nel post. "È stato un viaggio incredibile, ricco di innumerevoli ricordi che porterò con me per il resto della mia vita. A chi ha creduto in me, a tutti coloro che mi hanno sostenuto e a chi ha condiviso ogni momento con me: grazie, dal profondo del mio cuore. Non vedo l'ora di iniziare il prossimo capitolo" conclude così.
Si chiude la carriera di uno dei più grandi cestisti italiani di tutti i tempi. Perché ridurre tutte le valutazioni al numero di titoli vinti in carriera da Gallinari (il primo e unico quest'estate a Portorico ndr) sarebbe un'enorme mancanza di rispetto nei confronti di un grandissimo campione. Un talento generazionale, capace di mettere insieme 16 anni da protagonista in Nba. Il dibattito sul più grande giocatore italiano della storia resterà sempre aperto. Dino Meneghin o Gallinari, i due più accreditati. A quest'ultimo bisogna però necessariamente riconoscere la capacità di adattare costantemente il suo gioco all'evoluzione dei tempi e al netto dei tanti infortuni. Problematiche fisiche che, ci hanno forse privato delle sua versione migliore, ma non per questo della possibilità di ammirare uno straordinario interprete della pallacanestro. Dotato di una versatilità unica e di un'innata capacità di fare canestro in qualsiasi modo. Sarà impossibile non sentire la sua mancanza sul parquet.
Nato nel 1988 a Sant’Angelo Lodigiano, (figlio d'arte visto che suo padre Vittorio è stato protagonista con Milano nell'era Dan Peterson) ha saputo farsi notare sin da giovanissimo con l’Olimpia Milano, conquistando il titolo di MVP della Serie A e il premio di miglior giovane europeo nel 2008. Nel 2008, a vent’anni, arriva la chiamata Nba. Unico giocatore non statunitense tra i primi diciannove rookie scelse l'8 come numero di maglia, che aveva sempre avuto nelle sue esperienze passate e che considera il proprio numero fortunato, essendo nato l'8/8/1988. Scelto dai New York Knicks con la chiamata numero 6 del Draft, inizia una lunghissima carriera americana che lo porterà a vestire, tra le altre, le maglie di Denver Nuggets, Los Angeles Clippers, Oklahoma Thunder, Atlanta Hawks, San Antonio Spurs e i Milwaukee Bucks. Negli States segna oltre 11.600 punti in quasi 800 partite.
Nell’ultima stagione ha vinto il campionato di Porto Rico con i Vaqueros de Bayamón. Negli ultimi tempi si erano rincorse notizie su un suo possibile ritorno all’Olimpia Milano. Lunga, ma anche sfortunata, anche la sua carriera con l'Italbasket: ha giocato 4 Europei, l’ultimo dei quali nel settembre scorso, a distanza di 14 anni dal primo, e i Giochi Olimpici di Tokyo.
Un'esperienza durata vent’anni, che ha regalato meno soddisfazioni di quanto fosse lecito aspettarsi, insieme a lui anche Belinelli e Bargnani. Ma che tra tanti alti e bassi ha avuto nell’amore sincero del giocatore per la maglia azzurra una costante indiscutibile.