RomaMaurizio Sacconi, al seminario dei circoli di Gianni Alemanno se lè presa con la borghesia ed è stato applaudito. Ma la borghesia non era di centrodestra?
«Non ho detto tutta le borghesia, mi riferisco a quelle autoreferenziali terziarie, non figlie delle fatiche dellimpresa. Quelle presuntuose e ciniche alle quali si contrappone il popolo che è un grande aggregato interclassista che mette insieme lavoratori dipendenti, indipendenti e imprenditori».
Il Pdl, quindi, preferisce il popolo a questi pezzi di borghesia?
«Il successo del governo e del suo presidente è legato proprio al fatto che ha questa capacità implicita di parlare al cuore e alla ragione degli italiani. Anche perché siamo espressione di due partiti popolari, il Pdl e la Lega Nord».
E la sinistra?
«Questa borghesia cerca di sostituirsi ai rappresentanti dei grandi movimenti popolari».
Quando è successo?
«Ognuno intenda quello che vuole. Qualche volta nella storia hanno provato a cimentarsi direttamente con il voto, ma sempre con esito disastroso. Allora hanno cercato di indebolire la politica democratica sperando nelle scorciatoie».
Pronti a tutto per il potere?
«Capaci di mettersi immediatamente al servizio di interessi in contrasto con quelli nazionali».
Ha parlato di gruppi editoriali. Sembra chiaro il riferimento a Repubblica...
«Così è limitativo e il tutto si risolverebbe in poca cosa. Io parlo di un mood che è ricorrente nella storia di questo Paese e che spero si interrompa».
Dicevamo della sinistra. Quella attuale è lespressione della borghesia che non le piace?
«Ora più che mai servono i grandi partiti popolari e dobbiamo anche auspicare che lopposizione torni di popolo, che il Pd riscopra le sue radici».
Che sono?
«Quelle popolari. Devono ritirare la delega che hanno consegnato a quelle borghesie, devono rinunciare alla tentazione delle scorciatoie e rispettare il voto democratico».
Tra i candidati alla segreteria del Pd chi potrebbe meglio assolvere a questo compito?
«Non posso dirlo. È un problema complessivo della sinistra italiana e comunque il mio è un auspicio nellinteresse generale. Il Pd deve concorrere a una democrazia rappresentativa fondata su grandi partiti. Mi verrebbe quasi da dire una cosa in romanesco».
Prego...
«Aridatece il Pci».
Detto da lei che è sempre stato lontano da Botteghe oscure...
«Il Pci non avrebbe mai preso posizione a favore delleutanasia, non perché non ci fossero persone a favore, ma perché non si sarebbe mai allontanato dal senso comune del popolo».
Quando si sono allontanati da questo modello di partito?
«Quando, con la crisi del comunismo, invece di fare immediatamente la scelta socialista, pensarono, anche allora, a scorciatoie e armi improprie».
Il Pdl che tipo di partito è?
«Il senso comune del popolo coincide con la tradizione e quindi possiamo dirci orgogliosamente conservatori dei valori e della tradizione, che devono essere declinati nella realtà».
Quali valori?
«Quelli richiamati nel Libro bianco sul futuro modello sociale, la persona e le sue proiezioni nella famiglia e nelle comunità che possono essere locali o nazionale. Questi valori ci danno la forza di affrontare questo faticoso ultimo miglio che ci separa dal superamento della crisi. E ci aiuteranno a produrre un adeguato sviluppo umano, per usare unespressione dellenciclica sociale».
A Orvieto ha indicato delle priorità. È la fase due del governo?
«Nessuna fase due, sono cinque priorità oggettive definite dal governo. Il completamento della regolazione sulla vita, penso soprattutto alla fine vita. Poi tutte le iniziative che hanno oggetto la difesa del capitale umano: politiche per la natalità e per listruzione in ogni ordine e grado; per la formazione, per la partecipazione dei lavoratori e lintegrazione dellimmigrazione. Poi il federalismo fiscale; laccelerazione attraverso commissari delle opere pubbliche, per la logistica e la produzione energetica ed infine garantire liquidità alle imprese».
Cè una questione meridionale nel governo?
«Il Sud è una delle direttrici lungo la quale ci stiamo muovendo, con lobiettivo di valorizzare le potenzialità di crescita inespresse che ci sono nel Mezzogiorno e sostenere la coesione nazionale».
E come si fa?
«Nel Sud, innanzitutto, dando rilievo alla ricostruzione dellordinaria amministrazione».
Ad esempio sulla sanità?
«Quello è lambito dove meglio si evidenzia questa capacità di amministrare lordinario. È la vera sfida che hanno gli amministratori del Mezzogiorno. Il commissariamento è una deterrenza necessaria che cambia le regole del gioco. Poi sono necessari investimenti straordinari, ma non potranno essere parcellizzati. Le regioni del Sud devono ragionare in termini di grande area. Devono spendere meno e dare di più, come fanno regioni del centro-nord di diverso colore, come Lombardia, Toscana, Veneto ed Emilia Romagna».
Ha parlato di regole del gioco. Non cè il rischio che, come spesso succede, si decidano regole rigorose per poi aggirarle?
«Questa volta non sarà così. La gestione commissariale significa che il presidente non risponde più al consiglio regionale né alla giunta ma al tavolo nazionale Stato-Regioni».
Ai circoli Nuova Italia lei ha parlato dei giovani e ha detto che possono beneficiare della crisi. Una provocazione?
«La sinistra rivolge ai giovani una retorica pericolosa deresponsabilizzante. Non sono loro le prime vittime della crisi, sono semmai i cinquantenni, madri e padri di famiglia che quando perdono il lavoro non ne trovano altri.
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