Politica

Basta cemento, giù le mani da quella villa liberty

Al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, al presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, al sovrintendente per i Beni architettonici Alberto Artioli, al ministro delle Riforme Umberto Bossi. Ad Antonio Marano cittadino di Morazzone. E proprio pensando a Bossi e a Marano al loro giusto richiamo alle tradizioni, alla identità lombarda, alla civiltà lombarda, ritengo necessario, con vibrante indignazione, fermare lo stupro selvaggio delle architetture storiche, anche minori, dalle ville liberty alle cascine per un’insensata opera di speculazione proterva e criminale.
A Morazzone, di fronte al modestissimo e moderno edificio del Comune, c’è una meravigliosa villa liberty con una torre di cui si conservano anche le vetrate delle finestre. La struttura dell’edificio è nobile, di assoluto interesse monumentale, con motivo moresco-veneziani alle finestre, con belle cornice e inferriate. La struttura dell’edificio è integra. Gli interni con i pavimenti originali e, in tutte le stanze, gli affreschi floreali ben conservati. Ed ecco lo stupro. Mentre si arresta la supplente-nave scuola che non ha violentato il giovane studente ma che lo ha dolcemente introdotto al sesso come ogni adolescente maschio desidera, nessuno impedisce a vandali distruttori di concepire il disegno criminale di abbattere il più importante edificio storico di Morazzone sopravvissuto alle distruzioni non della guerra ma di speculatori e palazzinari. Non solo l’architettura all’esterno è nobile, ma gli interni spogli potevano essere recuperati con una semplice opera di manutenzione tanto sono ben conservati: e invece la violenza insensata ha smantellato le cornici delle porte, e smontato la bella scala, senza rispetto e senza pietà.
Ho parlato con il sindaco, appena insediato, con tutto l’orgoglio leghista di chi crede ai valori di storia e di identità, il giovane Matteo Bianchi. Ho chiamato il sovrintendente Artioli chiedendogli di porre il vincolo sull’edificio la cui distruzione sarebbe una sconfitta per lo Stato e per la stessa nuova amministrazione vittima degli errori della precedente. Intanto, nelle adiacenze del monumento, eleganti e semplici, la cupidigia, l’ignoranza e la mancanza di sensibilità dei costruttori-distruttori si è manifestata nell’erezione di un avancorpo di cemento armato che si sovrappone visivamente alla villa nell’evidente intenzione di abbattere l’edificio storico per costruirne uno immondo e volgare per umiliare la bella città di Morazzone con un ripugnante condominio. L’amministrazione si dichiara impotente, consapevole che la distruzione della bella villa potrebbe essere imminente, così come denuncia la violenza negli interni.
Nessuno può dirsi veramente lombardo se accetta la cancellazione della memoria e del simbolo di una borghesia operosa per erigere un campione di edilizia popolare da periferia meridionale, indegna della piccola città che diede i natali al grande pittore Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, di cui, nelle stesse ore della macabra scoperta qui denunciata, rivelavo l’esistenza di un notevole affresco, fin qui sotto stimato, nella chiesa della Madonna di Campagna di Castiglione Olona. La rivelazione, con l’approvazione di Andrea Spiriti, studioso del Morazzone, non compensa lo sdegno per l’azione criminale condotta e minacciata sulla casa liberty. Non si vorrebbe credere ai propri occhi davanti a quell’edificio, così bello e solido, al pensiero che possa essere abbattuto. I reati contro la civiltà sono questi, senza giustificazione e senza pietà. Umberto Bossi aiuti il suo sindaco. Il ministro Bondi ne garantisca gli strumenti di irrevocabile tutela. Il presidente del Consiglio e il presidente della Regione difendano le bellezze della Lombardia che, nelle pietre, hanno lo stesso valore dei versi di D’Annunzio e di Gozzano.

Berlusconi che vive tra la villa di Arcore e Palazzo Grazioli, non consenta che la bella città di Morazzone disperda la propria memoria per trasformarsi in una insensata periferia.

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