"Basta cocaina l’hip hop è la mia droga"

Mary J. Blige: "Ero a un bivio mortale, per uscire dalla droga è stato decisivo mio marito". Nel cd duetta con Tiziano Ferro in Each tear. E sulle eredi: "Beyoncè e Alicia Keys non mi hanno superato"

"Basta cocaina l’hip hop è la mia droga"

Milano - Quando parla, Mary J Blige sgrana due occhioni così. Hanno visto di tutto, e lei stessa lo ammette. E non è un caso se adesso canta con Tiziano Ferro il brano Each tear, che significa «ciascuna lacrima»: «Voglio dare un messaggio forte, di fiducia». È nata nel Bronx trentanove anni fa, da quasi venti è la signora dell’hip hop e ha duettato con Stevie Wonder, Sting, Aretha Franklin, Whitney Houston, insomma con il meglio. Poi ha fatto anche altro, il peggio. Alla cerimonia dei Grammy Awards del 2002 - lei ne ha vinti ben nove - cantò No more drama commovendosi fino alle lacrime e a tutti sembrò evidente che lei, drogatissima, non ne potesse più di distruggersi così. Strano il destino di queste lady che si macerano tra gli applausi, vivono alla ricerca dei riflettori e poi, come le falene, impazziscono quando arrivano troppo vicine alla luce. Mary Jane Blige è rimasta scottata e i discografici ricordano ancora le sue follie, sempre le stesse, sempre quelle perché la droga trasforma anche gli artisti in automi stereotipati. Poi l’incontro. Sette anni fa ha sposato - cerimonia privatissima nella loro casa in New Jersey - il produttore Kendu Isaacs, l’uomo che l’aveva tirata fuori dalla cocaina, consentendole di fare ancora quello per cui è nata: la regina dell’hip hop, solo quello.

Signora, lei ha molte pretendenti, da Beyoncé ad Alicia Keys. Si sente ancora la regina?
«Sì, senza dubbio. E credo anche di essermelo meritato».

In effetti con il nuovo cd «Stronger with each tear» regala a tutte un’altra lezione. Perché in Italia duetta con Tiziano Ferro ma in altri Paesi ha scelto artisti diversi?
«Di quel brano, che ha un messaggio forte, abbiamo realizzato cinque versioni. Ad esempio, in Australia, ho scelto come partner Vanessa Amorosi. E via così».

Sì ma perché Tiziano Ferro?
«Abbiamo cercato il cantante giusto per questo Paese, quello in grado di far arrivare il significato della canzone a un pubblico ancora più vasto del mio».

Allora qual è il significato?
«Non mi rivolgo solo alle donne, come può sembrare. Mi rivolgo a tutti con un consiglio molto chiaro: quando si passa attraverso guai o sventure personali, poi comunque si cresce. Ciascuna lacrima in fondo è anche un’occasione di migliorarsi. E ogni volta che piango, voglio essere più forte».

Le sarà dispiaciuto dover cantare quel brano da sola all’ultimo Festival di Sanremo.
«Sì mi è dispiaciuto ma sapevo che Tiziano aveva avuto una laringite. In ogni caso tra noi c’è subito stata molta affinità. Si capisce anche dal video che abbiamo girato insieme. Lui ha una voce molto riconoscibile».

A proposito, nel suo cd ci sono due cover riconoscibilissime: «Whole lotta love» e «Stairway to heaven» dei Led Zeppelin.
«Dopo il clamoroso successo di One cantata con Bono, abbiamo cercato un altro grande gruppo rock e ci sono venuti in mente i Led Zeppelin. Io non ero una loro grande fan, è stato Bono a suggerirmi Whole lotta love, di cui poi mi sono innamorata».

Con gli U2 ha girato il video di «One». Lo farà anche con i Led Zeppelin?
«Intanto so che loro hanno sentito le mie versioni. A me piacerebbe fare il video di Stairway to heaven, ma innanzitutto dobbiamo rintracciarli, i Led Zeppelin. Sono introvabili».

Lei invece si farà trovare in Italia per qualche concerto?
«Molto probabilmente in estate».

Dicono che lei reciterà nella parte di Nina Simone in un film sulla sua vita.
«Vero. E ho accettato con entusiasmo. Ho pure iniziato a studiare francese. Con questa artista ho molti punti in comune. A partire dalla dipendenza dalle droghe».

Lei come ha fatto a

interromperla?
«Ero arrivata a un bivio. O continuavo a vivere. Oppure morivo».

E che cosa ha fatto?
«Ho chiesto aiuto. E ho incontrato Kendu, che era un amico. E poi è diventato mio marito».

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