da Roma
Vicepresidente Frattini, l’Unione Europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per l’allarme rifiuti a Napoli. Cosa rischia il nostro Paese?
«L’Unione Europea considera la questione rifiuti a Napoli e Campania come sua priorità almeno dal giugno scorso, quando inviammo il primo avvertimento all’Italia. Ne fu poi inviato un secondo, a ottobre. Abbiamo l’impressione che la Commissione Europea abbia considerato questo tema una priorità più di quanto abbiano fatto le autorità italiane».
Fino a che punto si spingerà la preoccupazione della Ue?
«Abbiamo ritenuto di dare un allarme ripetuto all’Italia e questo allarme può portare a delle conseguenze molto negative. Noi non parliamo ancora di sanzioni, ma se un grande problema di salute pubblica si dovesse prolungare, scatteranno le sanzioni previste dai trattati».
A Bruxelles vi siete mai trovati ad affrontare situazioni simili?
«Purtroppo il caso dei rifiuti in Campania è unico in Europa, lo dico con tristezza».
Cosa preoccupa la Commissione Europea?
«Una delle principali censure all’Italia è che le discariche sono state lasciate per anni, non mesi, ad una gestione prigioniera della camorra. I termovalorizzatori, prima di tutto quello di Acerra, sono bloccati. È stato un errore gravissimo. Si è preferito spedire i rifiuti in Germania. Questo è troppo».
Come ha valutato la Commissione la risposta sui rifiuti del governo italiano?
«Quando si manda una risposta di questa importanza alla scadenza dei termini, il 24 dicembre, una giornata come noto non pienamente lavorativa, o c’è la consapevolezza che la risposta non si è in grado di darla, o non si considera prioritario il tema».
Il ritardo italiano non è piaciuto al suo collega all’Ambiente Dimas?
«Il problema è nella sostanza: oggettivamente ancora oggi una risposta dell’Italia non c’è».
Ha letto la lettera del ministro Pecoraro Scanio?
«Non la commento, ma è una risposta che descrive solo la situazione e gli interventi realizzati. Di fronte a quello che sta accadendo qualunque risposta è però superata dai fatti...».
Il governo ha appena raddoppiato i commissari in Campania. È d’accordo?
«Credo che la struttura del commissario vada smantellata. Questa non è un’emergenza temporanea, ma un male endemico».
Quali sono le soluzioni più immediate?
«Occorrono decisioni istituzionali. Mi permetto di sposare in pieno l’appello del presidente Napolitano. Queste decisioni, i lavori, sono competenza dei Comuni. Sostituire la logica emergenziale con quella istituzionale delle assunzioni di responsabilità è l’unico modo per soddisfare le richieste dell’Unione Europea. Quando chiediamo risposte all’Italia, devono essere stabili, non temporanee».
Vede con preoccupazione l’allarme sicurezza?
«Non possiamo giustificare questi localismi. Le autorità devono esercitare il loro potere se occorre con le forze di polizia, ma ci sono due principi da salvaguardare: moltiplicare i luoghi di trattamento dei rifiuti per arrivare alla autosufficienza».
E poi?
«Un’assunzione di responsabilità da parte di chi per anni ha lasciato degradare la situazione. Una situazione come quella dei blocchi stradali non può essere consentita, ma i cittadini devono essere rassicurati sul fatto che il loro territorio non sarà l’unica discarica della Campania».
Che segnali si attende la Commissione Europea?
«Individuare il sito per un secondo inceneritore, accelerare i lavori per quello di Acerra, stabilire che i siti di discarica vengano sgomberati dai blocchi stradali. Decisioni. Bisogna decidere. Non si può dire: facciamo un appello all’unità delle istituzioni alla luce dei disastri di piazza. Oggi l’unica soluzione è che le istituzioni governino davvero».
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