MilanoAllOpera di Madrid nessuno aveva protestato: ma è noto che gli spagnoli (come i tori sanno benone) hanno una concezione un po disinvolta dei diritti degli animali. Ma ora il Rosenkavalier di Richard Strauss sbarca a Milano, alla Scala. E qui la poderosa produzione del teatro lirico spagnolo, quattro ore e dieci minuti cantate in tedesco dallinizio alla fine, è diventato un caso politico: con la giunta arancione di Milano che scende in campo a tutela del chihuahua vivo e della scimmia imbalsamata che i crudeli spagnoli avevano impiegato come comparse nella saga della lasciva Marescialla e del bel Cavaliere. Una apparizione fugace, qualche secondo o poco più. Ma sufficiente a scatenare le ire degli amici degli animali: al cui fianco ieri scende in campo lassessora (si fa chiamare proprio così) alla Qualità della vita del Comune, Maria Chiara Bisconti, titolare della delega alla Tutela degli animali. Ed ecco la svolta: mai più animali in scena. Ci si arrangerà con i pelouche.
Per varare il nuovo corso è stato necessario un colloquio tra la Bisconti e il sovrintendente scaligero Stéphane Lissner, al termine del quale lassessora ha diramato un comunicato: «Per le prossime prove dello spettacolo e, ovviamente, per la messinscena stessa, non verranno assolutamente usati animali vivi, ma pelouche o altri simili succedanei». Non si potrà utilizzare il chihuahua arrivato a Milano insieme alla compagnia di canto, né si potrà utilizzare un pappagallo cui - per evitare che svolazzasse tra palchi e loggioni - pare che durante le prove fossero state legate le ali. E lonta del palcoscenico verrà risparmiata anche alla scimmia impagliata cui la regia di Herbert Wernicke affidava un fuggevole ruolo.
Per la Scala è una novità, perché di bestie sul palcoscenico del Piermarini ne sono sempre passate: nel 1986 Konchalowsky mandò in scena addirittura un orso nellEugeni Onegin, e di asini, cavalli ed altri quadrupedi sono spesso popolate le regie di Franco Zeffirelli (si racconta che alla morte di Mimì un asino, una volta, iniziò a ragliare disperato). Un cavallo passeggiava in scena nel Crepuscolo degli Dei diretto da Muti con la regia di Yannis Kokkos, e un calesse con relativo equino calcava la ribalta nel Cappello di paglia di Firenze di Nino Rota. Ma la Bisconti si appella al Regolamento comunale per gli animali, che allarticolo 16 stabilisce il divieto di spettacoli in cui agli animali siano inflitti «stress inutili, forti e/o prolungati». La norma, come si legge poco più in là, pare mirata soprattutto a impedire brutture come la corrida e «il lancio delle anatre in acqua». Ma anche quei pochi istanti sul palco dellopera, ritiene la Bisconti, possono traumatizzare il chihuahua e il pappagallo (ovviamente la scimmia impagliata resterebbe imperturbabile, ma in questo caso entrano in scena le norme che limitano limportazione di specie protette anche post mortem).
La Scala ha accettato di buon grado: anche se a teatro fanno presente che il divieto viene accolto per quanto riguarda i cuccioli, mentre se in futuro il regista di turno dovesse inserire nel cast qualche animale adulto se ne potrebbe discutere. Ma nel frattempo, largo ai pelouche: anche perché sulla vicenda rischiava di allungarsi lombra della magistratura. A paventare lintervento dei pm è lAidaa, lassociazione animalista che per prima ha sollevato nei giorni scorsi il caso del chihuahua venuto da Madrid, e che ha fornito lo spunto per la scesa in campo dellassessore Bisconti.
A dire il vero, della denuncia che Lorenzo Croce, presidente dellAidaa, sostiene di avere già depositato, per ora in Procura non cè traccia, come non ci sono tracce di molti degli esposti annunciati ai media dalla sua associazione: come quelli contro i ristoranti cinesi che servirebbero San Bernardo in umido, o i vetturini di Forte dei Marmi che maltratterebbero i loro cavalli, in una furia comunicativa che ha spesso suscitato la diffidenza delle altre associazioni ambientaliste.
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