«Basta con le falsità, per il Sud stanziati 8,5 miliardi»

Adalberto Signore

nostro inviato a Capri

Gianfranco Micciché sventola il fax che gli ha appena passato Ettore Artioli. Il vicepresidente di Confindustria se l’è fatto mandare direttamente da via dell’Astronomia per avere una summa aggiornata di tutte le defaillance del ministro per lo Sviluppo e la coesione sociale e presentargli il conto nella tavola rotonda sul Sud organizzata a Capri dai Giovani imprenditori. Micciché gongola e declama alla sala gremita l’incipit: «Non so chi sia questo Pippo che ha firmato il fax, ma lo ringrazio di cuore. Visto che le prime parole che leggo sono le seguenti: “Come sempre alcune delle cose dette da Micciché sono vere...”».
Ministro, Artioli ma pure Matteo Colaninno, presidente dei giovani di Confindustria, le contestano che questa Finanziaria investe poco sul Mezzogiorno. Che ne pensa?
«Che è un falso. Penso che la si debba far finita di parlare per partito preso e iniziare a guardare i numeri. Gli investimenti al Sud sono gli stessi dal 2002, quando d’intesa con Confindustria e i sindacati stabilimmo di dedicare al Mezzogiorno lo 0,6 per cento del Pil. Mi pare chiaro che o cresce il Pil oppure la cifra resta quella. E poi, quest’anno sono stati stanziati 8,5 miliardi di euro contro gli 8,2 dell’anno scorso, non capisco davvero di cosa stiamo parlando. Le dirò di più, perché grazie al fondo unico questo è il primo governo che quello che mette in Finanziaria lo spende davvero. Prima nella manovra erano inserite spese ad hoc. Per esempio, dieci miliardi per la tale autostrada. Se i lavori si bloccavano quei soldi restavano inutilizzati. Oggi, con il fondo, si stabilisce una cifra complessiva per il Sud e il mio ministero indica le priorità. Se un’opera non va avanti, non rispetta i tempi previsti o non ha successo i soldi si reinvestono. Proprio lo scorso mese, per esempio, abbiamo ricollocato circa 300 milioni di euro dal bonus occupazione al credito d’imposta».
Artioli le ha anche contestato che nella Finanziaria non è stata inserita la fiscalità di vantaggio, uno strumento che potrebbe rilanciare il Mezzogiorno.
«Un’altra storia che deve finire. Lo dico anche a Montezemolo, Confindustria ha una meravigliosa struttura a Bruxelles che è dedicata alle politiche comunitarie. Gli facciano una telefonata e avranno la conferma che non è il governo che non vuole la fiscalità di vantaggio ma è l’Unione europea che ce lo impedisce. La verità è che bisogna farla finita con le contestazioni poco o niente documentate».
Cioè?
«Guardi, se vuole le faccio vedere quelle che chiamo “le mie referenze”?» (e scartabella una fitta documentazione, ndr) «Rapporto Ocse sull’Italia di quattro mesi fa. Leggo: “In gran parte per effetto delle nuove politiche di sviluppo, il Sud ha registrato negli ultimi anni un più alto tasso di crescita rispetto al Centro Nord, un record dal dopoguerra”. Ancora: “È la prima volta dagli anni Sessanta che l’accumulazione di capitale, base essenziale dello sviluppo, è favorevole al Sud”. E concludo: “La qualità dell’attività amministrativa nel Sud appare in miglioramento come conseguenza di una strategia politica volta a responsabilizzare maggiormente le Regioni”. Ecco, non le pare il caso di cambiare i termini del dibattito?».


In che senso?
«Dobbiamo farla finita di litigare e tornare a confrontarci sul Mezzogiorno come si faceva un tempo, quando si scrivevano libri su libri e si facevano tavole rotonde. Oggi avremmo avuto una buona occasione ma l’abbiamo sprecata perdendoci in sterili battibecchi».

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