«Basta Inter, adesso è l’ora del Milan»

Immutabile Mourinho. A Madrid, come a Milano e ancora prima a Londra, ha recitato a memoria il suo personalissimo copione per andare all’assalto di arbitro, avversari e giornalisti. Al fischio finale del «clasico» con il Barcellona, finito in parità e deciso da due rigori, se l’è presa con mezzo mondo. A cominciare da Muniz Fernandez, il direttore di gara, che a suo dire avrebbe usato un metro diverso in episodi simili: rosso diretto ad Albiol in occasione del rigore ai blaugrana, solo giallo ad Alves nell’azione che ha portato al rigore del Real Madrid. E via con i soliti concetti. «Stanco di subire il potere del Barcellona (e quello del suo club?, ndr), stanco di giocare 10 contro 11 con la squadra di Guardiola, stanco di avere arbitri prevenuti, stanco di parlare a giornalisti che ce l’hanno con me e il mio club». L’altra sera ha salvato solo l’inviato di «Punto Pelota». Al tempo dell’Inter raccontava le stesse cose, basta scambiare il Barça con il Milan o la Roma, l’arbitro Muniz Fernandez con Tagliavento, i giornalisti tifosi delle squadre rivali. La prostituzione intellettuale non è sola roba di casa nostra, insomma. Ma siamo appena al primo atto, perché nei prossimi 15 giorni il «clasico» andrà in cartellone altre tre volte: mercoledì nella Coppa del Re, poi nelle semifinali di Champions League. Resta la «manita» dell’andata in Liga: un’onta difficile da lavare, non impossibile però. Alla guida dell’Inter, il tecnico portoghese eliminò il Barcellona dall’Europa in semifinale, guarda la coincidenza, dopo averne subito la superiorità nel girone iniziale.
Immutabile Mou, anche nei comportamenti. Appena vinta la coppa dalle grandi orecchie, lasciò l’Estadio Bernabeu in un’auto messagli a disposizione dal presidente madridista Florentino Perez. Giusto per sottolineare in maniera solenne il cambio di panchina. Qualche giorno ha fatto l’occhiolino a Moratti: «Il migliore presidente che abbia mai avuto». E tutti a parlare di un suo ritorno all’Inter per il fatto di aver prenotato la scuola di Lugano, dove i figli avevano già studiato, a meno di 40 km da Appiano Gentile. Ma Mourinho, tanto per non sbagliare, ha fatto lo stesso con un istituto di Londra. E magari, senza darlo nell’occhio, ha opzionato una scuola a Manchester e a Madrid.

Dai microfoni di Stadio Sprint, Lippi ha benedetto un suo dietrofront da Madrid a Milano: «Non sempre le minestre riscaldate sono un errore. Nella mia seconda avventura in Nazionale non ho avuto fortuna, ma prima ero tornato alla guida della Juventus vincendo due scudetti e guadagnando un’altra finale di Champions League». E allora…

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica