Basta mezz'ora e la pioggia allaga ancora tutta la città

Elena Gaiardoni

Per fortuna che i Navigli non sono la Senna, altrimenti Milano rischierebbe ad ogni temporale di diventare come Parigi. Anche ieri l'ennesimo scroscio di questo bizzarro, quanto ottobresco giugno, è stato sufficiente ad aprire laghi in piazza Bilbao, piuttosto che in porta Genova, senza contare la zona ipercritica di via Palmanova, che ogni volta si trasforma in un fiume a letto aperto.

Non danno tregua i temporali. I marciapiedi si rivestono di pozzanghere e le strade ospitano rivi, quasi torrenti, che le macchine fanno fatica ad attraversare. Basta andare a dieci all'ora per alzare rami d'acqua come aliscafi. Il tanto politicante ritornello «Milano città d'acqua» recitato durante Expo, in realtà non ha nulla a che vedere con la rete acquatica prevista da nuovi e alternativi navigli, ma solo con macchie di paludi diluviane che si addensano sulle strade a causa di precipitazioni ripetute ma non così violente, tanto da non essere degne di alcun codice giallo o rosso.

L'acqua di Milano è marea che blocca, straripa, esonda, inonda, crea baraonda, e a qualche

automobilista, come è accaduto ieri, fa perdere la trebisonda. Dal 1950 prosegue la tiritera di Seveso e Lambro, e siamo nel 2016, quando basta qualche nuvola a fare l'inondamento lazzarone e a bloccare traffico e vita lavorativa.

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