«Basta steccati ideologici Ora si varino le riforme»

«La manifestazione del 10 maggio sarà davvero un fatto storico per il nostro Paese: è finita un’epoca, quella della divisione ideologica, e ci stiamo proiettando verso il futuro». Non ha dubbi Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, una delle cinque organizzazioni riunite nel «Patto Capranica» che si preparano a lanciare tra pochi giorni un nuovo soggetto nel panorama economico e politico italiano.
Come è cominciata questa avventura?
«Nel 2006, quando era al governo Romano Prodi e ci siamo resi conto che l’allora ministro Vincenzo Visco voleva far pagare il prezzo della Finanziaria a commercianti ed artigiani. Da allora sono passati tre anni, durante i quali abbiamo cercato di dare solidità al rapporto che era nato in quella prima riunione al cinema Capranica».
E ora a che punto siete?
«Adesso siamo arrivati a questo momento storico, in cui si raccordano delle rappresentanze sindacali fino a oggi divise, soprattutto dai riferimenti ideologici. È come se fosse caduto un’altra volta il muro di Berlino: si chiude la stagione dove si doveva scegliere tra “bianchi” e “rossi”, perché oggi non interessa più».
Quante imprese rappresentate?
«Circa due milioni, su quattro milioni in totale, tra artigianato, commercio e servizi. Quindi una rappresentanza molto forte e radicata».
Tuttavia, tra voi esistono delle differenze, di interessi e di dimensioni: si va dalla piccolissima bottega alla grande distribuzione. Come le conciliate?
«Ma guardi che per il 95% dei nostri rappresentati gli interessi sono gli stessi. Poi esiste certamente una “filiera lunga”, soprattutto nel campo dell’alimentare, che va dalla grande distribuzione alle piccole realtà artigianali, e anche questa ha il suo spazio. Bisogna capire che in un Paese rivolto al futuro ci vogliono tutte le dimensioni d’impresa, dalla grandissima alla media e alla piccola: questo è il mix vincente».
Però qui l’attenzione è soprattutto sulla piccola impresa.
«Finora quello delle Pmi è stato il fronte più debole sul piano della rappresentanza, proprio perchè si presentava frazionato. Questa unione consentirà più visibilità e capacità di indirizzo, sull’esempio di quello che già avviene all’estero, dove l’aggregazione è una realtà da tempo. Proprio per questo tengo a dire che la nostra iniziativa non è contro nessuno, ma a favore di tutta l’impresa italiana».
Quali sono i punti all’ordine del giorno?
«Gli stessi che già sono sull’agenda del governo e che sosteniamo da anni: un fisco più equo, una burocrazia più semplice e meno invasiva, un welfare a misura d’impresa, come è stato fatto con la cassa integrazione in deroga che davvero ha risposto alla crisi».


A questo punto, che cosa chiedete al mondo politico?
«Chiediamo il coraggio di fare ciò che è necessario per far crescere il Paese. Davanti a noi ci sono tre anni di legislatura senza scossoni elettorali: è giunto il momento di fare le riforme che aspettiamo».

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