Battaglia nel golfo di Aden: affondata a cannonate "nave madre" dei pirati

Battagli nel golfo di Aden: una fregata della marina indiana ha aperto il fuoco contro la "nave madre" da cui partivano le barche dei predoni somali. Guarda il video. Nuovi sequestri di mercantili, mentre dopo due mesi è stato rilasciato un cargo di Hong Kong

Battaglia nel golfo di Aden: affondata 
a cannonate "nave madre" dei pirati

Mombasa -Battaglia navale al largo della Somalia contro i pirati che continuano a sequestrare navi. Un fregata della marina indiana ha infatti attaccato a colpi di cannone e affondato, la "nave madre" dei pirati che trasportava i commando e le barche veloci usate per abbordare mercantili e petroliere. La "Ins Tabar", dopo essere stata attaccata dalle lance dei pirati, le ha respinte e si è messa all'inseguimento della "nave madre". Dopo ripetuti tentativi di fermarla, intimando anche l'alt al comandante, ha aperto il fuoco e l'ha colata a picco.

Due nuovi sequestri e un rilascio È stato intanto rilasciato dai pirati somali dopo circa due mesi il cargo "Great Creation", di proprietà della compagnia armatrice Sinotras di Hong Kong: lo ha annunciato Andrew Mwangura, coordinatore e portavoce del Programma di assistenza per gli Operatori aarittimi dell’Africa Orientale, con sede in Kenya. La nave, catturata il 18 settembre scorso mentre dalla Tunisia faceva rotta verso l’India, sta attualmente dirigendosi verso Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Salvi i 25 membri dell’equipaggio, 24 cinesi e un cittadino dello Sri Lanka.
Nelle ultime 72 ore i predoni si sono tuttavia impadroniti di ulteriori tre navi, che restano nelle loro mani al pari della super-petroliera saudita "Sirius Star", sequestrata sabato scorso a sud del porto kenyota di Mombasa e ora ancorata davanti alle coste della regione secessionistica del Puntland, nel nord-est della Somalia. Le altre prede più recenti sono un secondo bastimento di Hong Kong, la "Delight", con 25 marinai e un carico di grano destinato all’Iran; un peschereccio thailandese con sedici persone a bordo, registrato peraltro presso le isole Kiribati, nell’Oceano Pacifico, e un non meglio identificato mercantile greco che avrebbe con sè dai 23 ai 25 membri di equipaggio. Il ministero della Marina Mercantile di Atene ha peraltro fatto sapere di non essere a conoscenza della cattura di alcuna unità ellenica. I malviventi al momento tengono comunque sotto sequestro in Somalia una decina di navi, con oltre duecento persone in ostaggio: la maggior parte, almeno 127, sono di nazionalità filippina.

Riscatto per la superpetroliera I pirati che hanno sequestrato la superpetroliera saudita Sirius Star, chiedono un riscatto. Lo ha detto un uomo presentato dalla televisione satellitare araba Al Jazira come uno degli autori del sequestro. La Sirius Star da martedì è alla fonda davanti al porto somalo di Harardere. "Ci sono negoziatori a bordo della nave e a terra. Una volta che avranno dato il loro assenso al (pagamento del) riscatto, esso sarà portato in contanti fino alla petroliera", ha detto il pirata, identificato su Al Jazira con il nome di Farah Abd Jameh. L'uomo non ha precisato l'entità del riscatto richiesto. "Noi garantiremo la sicurezza della nave. Conteremo i soldi con sistemi meccanici", ha detto il pirata, la cui voce era doppiata in arabo. "Disponiamo di apparecchiature necessarie a identificare le banconote false", ha aggiunto.

Londra: non basta la missione Ue L’emergenza pirateria deve essere affrontata non solo con una missione navale europea ma anche con un percorso che porti alla normalizzazione della situazione politica e umanitaria in Somalia e in tutto il Corno d’Africa. Ne è convinto Gareth Thomas, sottosegretario del Ministero per lo sviluppo internazionale britannico. "La tratta marina al largo della Somalia è fondamentale per il commercio internazionale" spiega Thomas intervistato dall’Apcom. "La questione della illegalità e dell'anarchia in Somalia e nel Corno d’Africa - al di là dell’emergenza umanitaria - ci sollecita a fornire una risposta più concreta di quanto la comunità internazionale non abbia fatto sinora. Nel momento in cui i pirati credono di poter agire impunemente e assaltare cargo, anche di eccezionali dimensioni bisogna agire subito, prima che questo abbia un effetto significativo sul commercio internazionale" spiega ancora Gareth Thomas che sottolinea come corruzione e governi deboli aprano la strada alle attività delle bande criminali che come un effetto domino vanno ad incidere su una serie di aspetti, non ultimo ostacolando l’arrivo degli aiuti umanitari alla popolazione. "L’ermegenza deve essere affrontata non solo con una forza navale europea (guidata proprio dalla Gran Bretagna ndr) ma anche attraverso l’avvio di un processo di pace finalizzato alla spartizione dei dividendi di tale processo che aiuti la popolazione, permettendo l’arrivo di cibo e aiuti umanitari e la riapertura di scuole e ospedali" ha aggiunto il sottosegretario. "In Somalia ci sono molte gang criminali organizzate. Per contrastare il fenomeno non possiamo solo agire nel momento in cui entrano in azione" dice ancora Gareth Thomas.

"Dobbiamo affrontare le circostanze che in Somalia permettono ai pirati di operare. Dobbiamo assicurare la governabilità del Paese e ristabilire la giustizia, l’ordine e la legge. Grazie alla conoscenza dell’Italia dell’area, ci aspettiamo di collaborare molto attivamente con il governo di Roma"

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