Una battaglia dal sapore antico

Una battaglia dal sapore antico

Gianni Baget Bozzo

La campagna elettorale del 2006 ha in sé un tono drammatico che era mancato alle altre prove elettorali in cui Forza Italia si era opposta alla sinistra. Forse, per comprendere questa situazione, vale una citazione di Clemente Mastella, che ha paragonato l’Unione all’organismo che guidò la lotta al fascismo, il Comitato di liberazione nazionale. Mastella afferma di sedere accanto a Rifondazione come i democristiani sedevano affianco ai comunisti nella lotta contro il fascismo.
Ancora una volta, in Italia si forma una bipartizione netta, e per certi aspetti ancora più aspra, di quella che oppose democristiani e comunisti. Questi accettavano la reciproca legittimità, avevano firmato insieme la Costituzione e, di fatto, la storia della Prima Repubblica fu una cogestione democristiano-comunista, spesso aspra e difficile, ma sempre reale. Oggi invece questa legittimazione manca, perché tutto il fronte del centrosinistra considera Berlusconi un pericolo per la democrazia. Perciò queste elezioni avranno un carattere particolare e una singolare asprezza, che già si manifesta nel contrasto tra il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica sui tempi di inizio della par condicio.
Anche un altro fatto rende significative queste elezioni: per la prima volta il gruppo dirigente derivato dal Pci diviene il centro del potere. Se si considera la coalizione dell’Unione, si nota che essa è un’opera dei Ds, che hanno costruito un’alleanza tra il loro partito e ciascuna delle altre forze politiche in modo separato le une dalle altre. Tutti i partiti dell’Unione non hanno tra loro comunicazione diretta se non tramite i Ds: senza la mediazione diessina la Margherita non si alleerebbe mai con Rifondazione comunista, e viceversa. I Ds perciò non sono solo il partito più forte, ma anche quello centrale della coalizione, quello che solo la può tenere unita e bilanciare un partito con l’altro. Abbiamo così a un tempo, nell’Unione, la presenza di tutti i partiti della Prima Repubblica e l’egemonia su di essi dei Ds. Questo è un elemento politico complesso, di cui il Paese avverte il peso e il significato. Anche l’affluenza alle primarie mostra che anche per il popolo della sinistra è giunta un’ora grave, l’occasione storica di diventare la reale maggioranza del Paese, cosa che non è mai accaduta.
È per questo, per indicare quello che oggi è in gioco, che il presidente del Consiglio tende a dare un rilievo drammatico alla consultazione elettorale, anche al prezzo di un confronto con il capo dello Stato.

Ci sarà, dopo un’eventuale vittoria della sinistra, la possibilità di un’alternativa di centrodestra che sia capace di essere una vera sfida all’egemonia diessina? Ci sarà qualcun altro che possa fare quello che, dal ’94 ad oggi, ha compiuto Berlusconi? Queste elezioni hanno una radicalità che le altre non avevano, anche perché le circostanze del mondo sono diventate esse stesse più complesse e drammatiche. Andiamo verso la campagna elettorale più incerta e più tesa della storia della Repubblica.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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