Come battere la crisi con un po' di humour

Scommettere sull'estero è la parola d'ordine per gli imprenditori dell'abbigliamento maschile che da oggi attendono a Firenze i buyer di tutto il mondo. E non solo guardando alla Cina, ha sottolineato Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagine, nel corso della conferenza di presentazione della 83esima edizione del salone fiorentino, bensì a paesi «oil rich» come per esempio il Kazakistan e a quelli più interessanti fra i nuovi emergenti come Indonesia o Corea. Insomma l'export è più che mai un imperativo in tempi di contrazione anche se non è facile, soprattutto per realtà piccole e non strutturate, farsi conoscere. Così se da una parte si parla di oltre 1.300 aziende italiane in difficoltà e di circa 16 mila posti di lavoro a rischio - due volte i lavoratori dell'Ilva - dall'altra si registra, fortunatamente, un confortante successo per il lusso made in Italy che da tre anni cresce a doppia cifra mentre tutto il settore arretra. E lo fa in modo significativo sul mercato interno dove le contrazioni di vendita di abbigliamento nei negozi si fanno sentire soprattutto nelle città a scarsa vocazione turistica. «Tutto secondo le aspettative - commenta Federico Giglio responsabile acquisti delle boutique Giglio a Palermo -. La crisi si è fatta sentire anche da noi ma dobbiamo anche dire che c'è stato un buon dicembre e che i saldi, partiti a rilento, hanno preso un buon ritmo».
Insomma, ferme restando le incognite legate al cambio dello scenario politico, le prospettive sono perfettamente bilanciate fra la consapevolezza delle difficoltà e la mite speranza di una ripresa. Anche perché il consumatore italiano si è fatto molto attento, oculato, prudente. «In questi anni siamo stati noi ad aiutare i nostri clienti a farsi una cultura in fatto di abbigliamento» dice Giglio e oggi bisogna rispondere alle richieste di un uomo capace di valutare il giusto rapporto prezzo-qualità. E il lavoro del buyer di boutique multibrand, negozi che espongono diversi marchi selezionati secondo la loro visione, si è fatto molto più difficile: «Dobbiamo essere più che mai bravissimi a scegliere e a costruire un'offerta personalizzata» dichiara Beppe Angiolini titolare della boutique Sugar ad Arezzo e presidente della Camera dei Buyer. E Pitti, con la sua immensa offerta serve proprio a questo: scovare piccole capsule, limited edition, prodotti super specialistici da assemblare e mettere in vetrina secondo lo stile di ogni negozio.
Insomma: non è detto che a Firenze o a Milano si facciano acquisti, ma certamente si ottiene una visione globale di ciò che veramente noi italiani sappiamo fare in modo egregio. «Dovremmo imparare a lavorare insieme e a coalizzarci per difendere le nostre eccellenze: nell'uomo, per esempio, abbiamo il meglio del meglio» continua Angiolini, mentre per Giglio «proprio perché c'è crisi, la moda deve evitare di commettere il grande errore di rifugiarsi nel basic. Abbiamo bisogno di stimoli e di proposte nuove non di collezioni spaventate». Per esempio nel settore della giubbotteria si cercano modelli che abbiano un valore autentico. E per il prossimo inverno le direttrici sono volumi asciutti, spalle piccole, pantaloni slim e un po' corti, colori sobri con tocchi più intesi nella maglieria.

E poi qualche dettaglio speciale - un foulard, una sciarpa, una calza divertente - che interrompa con gusto questa moderna classicità. «Il tutto messo insieme in maniera nuova e con un po' di humour», conclude Angiolini. Perché il 2013 non sarà l'anno del boom ma proprio per questo andrà vissuto con spirito positivo.

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