Battiato e Ferretti, musica fuori dal coro

In ConFusione l’artista siciliano ha riarrangiato i brani dei Pgr, l’ultima band di Giovanni Lindo. E spiega: "Sono in pausa sindacale con il pop. Sto lavorando a un film sul compositore Haendel"

Battiato e Ferretti, musica fuori dal coro

E via così, un piacere ascoltarli. Nemmeno si guardano, Franco Battiato e Giovanni Lindo Ferretti, uno l’alter ego dell’altro, insieme i due artisti più sconfinati, ossia senza confini, della musica leggera italiana. Voci sghembe, si sa. Ma quanta vita nella loro ispirazione. Stanno spalla a spalla, qui nella sede della Universal, parlano come se si fossero messi d’accordo per giorni e invece probabilmente non si erano neanche sentiti, figurarsi. La scusa è la presentazione dell’ultima strampalata e indefinibile avventura di Battiato, il cd ConFusione, nel quale ha impilato nove canzoni dei Pgr, l’ultima incarnazione di Ferretti che, con Giorgio Canali e Gianni Maroccolo (anche loro seduti al tavolo), ha fatto testamento con l’album Ultime notizie di cronaca. Battiato, che ha i capelli sempre più grigi e lunghi, le ha «disidratate» come si legge in copertina, riarrangiandole e remixandole alla sua maniera in un album che ora è il vademecum perfetto per chi vuol capire come sia il rock senza genitori, quello che non deve nulla a nessuno e basta a se stesso, ispirato come si deve e spigoloso sempre, punk fino al midollo e maledettamente autentico. Battiato, che è in «pausa sindacale con la musica» e sta sempre lavorando a un film sulla vita di Haendel, ha riassunto in due frasi la sua idea: «Quando ho sentito l’ultimo disco dei Pgr mi è venuta la voglia di riarrangiarli. Ho detto: “Peccato, se questi pezzi fossero remixati in un certo modo sarebbe un’altra cosa”». L’ha fatto e lo spirito di brani come Cronaca del 2009 od Orfani e vedove è rimasto sempre quello, soltanto più immediato e meno nascosto. Ferretti, che quando canta ha un vocione di una infinita dolcezza gotica e si confessa «sorpreso e onorato» della collaborazione con Battiato, è il musicista italiano che ha accettato sulle sue spalle, più di chiunque altro, il peso della metamorfosi ideologica e ha avuto il coraggio incosciente di farlo a schiena dritta prendendosi anche, come è accaduto ancora ieri, battute e sghignazzi persino noiosi nella loro banalità. È stato per tanti anni, lui che dice di non saper cantare e ci crede sul serio ma non è vero, il leader dei Cccp, e basta il nome. Poi, caduto il Muro, loro sono diventati Csi, prima punk feroce e poi sempre meno, senza far mistero di condividere una linea comunista talvolta tremendamente ortodossa. Poi Ferretti è cambiato e chissà quanto ci ha riflettuto sopra, onesto com’è. Ora questo emiliano classe 1953, montanaro di Cerreto Alpi, si dice orgogliosamente «cattolico», con tutto il peso non solo spirituale che la parola si porta per forza dietro. Parla con rispetto austero di Benedetto XVI. E alle ultime elezioni ha ammesso, poveraccio lui, di aver votato Lega Nord. «Mi ha telefonato un giornalista locale che conosco da 35 anni. Il mio telefono è sempre staccato ma quella volta ho preso la chiamata e ho risposto. Non sto neanche a fare la manfrina delle dichiarazioni estorte e di tutte quelle cose lì. Ho risposto e basta». Avesse confessato il più grave dei crimini, sarebbe stato crocifisso di meno. Ieri ha detto, con ira inattesa dopo essere stato incalzato dalle domande, di non fare politica, precisando ironicamente che «sono stato comunista e peggio di così, noi dei Pgr siamo residui di una storia comunista». E poi aggiungendo, con un candore commovente perché del tutto inedito tra i musicisti italiani: «Se capita, rivoterò Lega, non voterò Fini. Ho votato Lega per una serie di piccoli motivi che non sto a spiegare, sono cose molto poco interessanti». E intanto Battiato, sempre spalla a spalla, seguiva con lo sguardo sornione di chi non vedeva l’ora che si smettese un’inquisizione d’altri tempi.

Insomma, alla fine rimane questo piccolo gioiello che è ConFusione, un disco senza tempo da ascoltare pensando che Giovanni Lindo Ferretti intanto se ne è tornato come sempre dalla mamma malata, lassù in montagna, perché «mantengo un impegno gravoso che in realtà è un dono di Dio: prendermi cura di lei». E trovatene un altro così.

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