Battista inchioda Gianfry. Ma non sul «Corriere»

Poi uno dice la libertà di stampa. Al Corriere della Sera, ad esempio, tutti, vicedirettori compresi, possono scrivere ciò che vogliono. Sì, ma lo pubblicano su Facebook. Ieri, è roba freschissima, Pierluigi Battista ha detto la sua sul Tulliani gate, il caso Fini insomma, l’appartamento a Montecarlo e compagnia bella. Come, direte, il Corriere finora sulla questione è stato più guardingo di un ultrà della Lazio nella curva della Roma durante il derby. Semplice cronaca, per carità, non sia mai che qualcuno se la prenda troppo.
Invece beccatevi questa.
Nella sua pagina su Facebook, il vicedirettore del Corriere della Sera ieri ha iniziato un suo commento con quel «sì però» che, tra l’altro, è il titolo della sua godibilissima rubrica su Sette. Poi, sì però, ha continuato con qualcosa che né su Sette né sul Corriere si è ancora letto: «A questo punto, una spiegazione sulla casa di Montecarlo Fini deve darla». Apriti cielo, l’iradiddio. Una gragnuola di risposte, cose del tipo «decisamente sì», oppure «ma da mò» fino al poco gratificante (per il Corriere) «sennò basta aspettare: il Giornale e il Fatto ce la spiegheranno tutta e volentieri». Per farla breve, anche su Facebook, dove democristianamente sono tutti «amici», la pensano come per strada, dove gli amici sono molti meno: com’è che una casa a Montecarlo è stata pagata così poco? Battista, che è uomo di mondo, precisa puntigliosamente anche perché Fini deve darla, questa benedetta spiegazione: «Lo deve all’opinione pubblica». Per di più, aggiunge un altro «amico»: «Visto che è stato lui a sollevare la questione morale, io credo che una spiegazione la debba proprio a tutti-tutti». Tutti - tutti, capito? Vabbé direte, vox populi. Ennò. Interviene anche Alessandro Campi che incidentalmente è docente di Storia del pensiero politico all’Università di Perugia, ma è soprattutto il direttore di FareFuturo, il think tank che Fini ha creato per entrare nei salotti che contano: «Concordo e l’ho pubblicamente sostenuto». Sarà.
La discussione democristianamente «si infervora» finché Battista implora un «shhhh, boni, state bboni». Brusio della sala.

Ma nulla può quando interviene Maria Teresa Meli, che sul Corriere scrive proprio di politica, e qui mantiene il tono colloquial-romanesco: «A Pì, perché lo scrivi solo su Facebook?». Già. Qualcuno innocentemente azzarda: «Qui De Bortoli non ci viene». Ma lei, la Meli, chiude con un «checcentra... è pigi che è... lassamo perde». Appunto, lassamo perde.

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