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Battisti: "Sono innocente. Ecco i nomi" Lula rilancia: l'Italia faccia pure ricorso

Il premier: "L'Italia non lascerà nulla di intentato per l'estradizione. Ma questo caso non deve danneggiare gli eccellenti e amichevoli rapporti tra i nosti due Stati". Ma il ministro della Giustizia brasiliano: "Fermi agli anni '70". Dura replica della Farnesina. Dal carcere l'ex terrorista: "Il figlio di Torreggiani colpito dalla pistola del padre". Poi fa i nomi dei responsabili: "Memeo, Fatone, Masala e Grimaldi, tutti pentiti"

Battisti: "Sono innocente. Ecco i nomi" 
Lula rilancia: l'Italia faccia pure ricorso

Roma - Battisti dev'essere estradato in Italia. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, precisa che l’Italia, sul fronte giuridico, non lascerà nulla di intentato per risolvere il caso Battisti. Un caso che però "non deve danneggiare gli eccellenti ed amichevoli rapporti bilaterali tra Italia e Brasile, in tutti i settori di reciproco interesse". "È invece necessario - afferma - che la questione continui a svilupparsi nel suo alveo naturale, quello giuridico, dove l’Italia - ribadisce il premier - non lascerà nulla di intentato per ottenere l’estradizione di Battisti nel nostro Paese". E dal Brasile, mentre il presidente Lula invita l'Italia a "far pure ricorso", l'ex terrorista continua a professarsi innocente: "Ecco i nomi".

Frattini sulla Corte Suprema Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, spiega la tempistica del ricorso italiano:"«Aspettiamo la decisione della Corte suprema del Brasile che comunque ha già riconosciuto che l’Italia ha il diritto di essere rappresentata come governo straniero per chiedere l’estradizione di Battisti. Noi presenteremo i nostri atti e ci difenderemo fino all’ultimo livello di giudizio della magistratura brasiliana per raggiungere il nostro obiettivo: avere Battisti in prigione nel nostro Paese. In questo momento - ha aggiunto il titolare della Farnesina - se Battisti dice di essere stato aiutato dai servizi segreti francesi crea un inutile polverone, perché sa perfettamente che di queste sue dichiarazioni non si potrà mai avere la prova. Sa benissimo che l’Eliseo ha smentito formalmente e io credo al presidente Sarkozy che non a un terrorista come Battisti. Noi - ha concluso Frattini - non facciamo una partita contro il Brasile. Questa è una battuta. Noi ce l’abbiamo con una decisione sbagliata".

Genro: "Italia retrogada" "L’Italia è chiusa ancora negli anni di piombo: la differenza è che qui in Brasile siamo più avanzati su questo argomento, tanto che stiamo discutendo sulla nostra legge di amnistia". Lo ha detto il ministro brasiliano della Giustizia, Tarso Genro, al quotidiano carioca O Globo, al suo arrivo ieri notte a Belem (Amazzonia brasiliana) per il Forum Sociale Mondiale, parlando del caso Cesare Battisti. "È molto rispettabile la posizione italiana - ha premesso Genro - ma per capire questa reazione dobbiamo ricordarci che quel Paese è ancora chiuso negli anni di piombo. In Brasile - ha aggiunto - siamo a livello di una pacificazione politica, mentre in Italia la ferita non è ancora cicatrizzata. Rispettiamo le ragioni dell’Italia, ma applichiamo la nostra sovranità". Il ministro ha dichiarato che considera Battisti come "un militante della lotta armata, come centinaia che abbiamo qui in Brasile. Per esempio Fernando Gabeira - ha concluso Genro - ha partecipato anche al sequestro dell’ambasciatore degli Stati Uniti, Charles Elbrick, durante la dittatura militare. Eppure oggi Gabeira è un rispettato deputato federale".

Dura replica di Frattini "Non mi faccio innervosire e non commento espressioni che appartengono alla demagogia e alla retorica del comizio. Sappiamo noi che cosa sono stati gli anni di piombo e saremo noi a decidere come chiudere quella stagione che ancora non conosce il pentimento, al contrario l’arroganza e la sfida di assassini che trovano ancora complici compiacenti". Risponde così il ministro degli Esteri Frattini al ministro della Giustizia Genro. "L’Italia - continua Frattini - ha saputo affrontare e battere il terrorismo nella legalità ed è con lo stesso spirito che abbiamo deciso ora di affrontare fiduciosi, sereni e determinati, una battaglia giuridica fino alla suprema autorità di giustizia del Brasile, una battaglia che non riguarda solo l’Italia perché rischia di infangare il valore prezioso di una parola importante: rifugiato".

Gianni Letta e i francesi Fabien Raynaud, consigliere per gli Affari europei del presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, è stato nel pomeriggio a Palazzo Chigi per incontrare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Raynaud ha dichiarato questa mattina al parlamento italiano che le dichiarazioni di Cesare Battisti circa un coinvolgimento dei servizi segreti francesi per quanto riguarda la fuga del terrorista in Brasile sono "prive di qualsiasi fondamento". Con Raynaud a Palazzo Chigi è giunto anche l’ambasciatore francese in Italia Jean Marc de La Sabliere.

Lula: "L'Italia faccia pure ricorso" Sul caso Battisti "il premier Berlusconi ha detto giusto nella nota diffusa oggi: c’è una decisione sovrana del ministro della Giustizia brasiliano e allo stesso tempo l’Italia ha tutto il diritto di fare ricorso alla giustizia", ha detto all’Ansa il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, a margine dei lavori del Social Forum, a Belem. "La nostra fratellanza in ogni caso - ha sottolineato Lula - non sarà danneggiata da una decisione del Brasile che alcuni in Italia non hanno apprezzato, o da una decisione dell’Italia sulla quale alcuni in Brasile non sono d’accordo: le relazioni fra Stati sono più importanti". "Il rapporto tra Italia e Brasile non si può rompere: abbiamo in Brasile trenta milioni di discendenti di italiani, non è un problema qualunque che può mettere a repentaglio i fortissimi rapporti storici, politici e culturali" tra i due paesi, ha concluso il presidente.

Battisti dal carcere: "Ecco i nomi" I responsabili degli omicidi per i quali è stato condannato, secondo quanto Battisti scrive in una lettera resa nota dai suoi avvocati, sarebbero quattro suoi ex compagni dei Pac, con lui condannati, mentre lui stesso sarebbe innocente. Il colpo che ferì e rese invalido il figlio del gioielliere Torregiani, sempre secondo Battisti, sarebbe partito dall’arma del padre del ragazzo. Quindi 'snocciola' i nomi dei responsabili: "(Giuseppe) Memeo, (Sante) Fatone, (Sebastiano) Masala e (Gabriele) Grimaldi, tutti pentiti". I quattro chiamati in causa dall’ex terrorista sono tutti già stati condannati dalla giustizia italiane nel 1981. "Non sono responsabile per nessuna delle morti di cui sono accusato e so che il dolore che esse hanno causato è immenso ancora oggi", scrive Cesare Battisti in un altro passaggio della lettera, scritta a mano, in portoghese, diffusa dai suoi avvocati. Dopo aver ribadito i principali punti della linea difensiva adottata dai suoi legali, Battisti afferma che "è provata la responsabilità degli omicidi, specialmente quello del gioielliere Pier Luigi Torregiani", del quale "sappiamo dalle autorità italiane che gli autori sono le seguenti persone: Memeo, Fatone, Masala e Grimaldi, tutti collaboratori di giustizia, ’pentitì, e che la pallottola che colpì il figlio del gioielliere Torregiani proveniva dalla pistola di suo padre". I quattro chiamati in causa da Battisti sono Gabriele Grimaldi, Sebastiano Masala, Giuseppe Memeo e Sante Fatone, processati con lui per omicidi e banda armata. "La persona che mi ha accusato è stata torturata", scrive ancora Battisti dal carcere di Papuda, senza farne il nome. Nella lettera - firmata e con la data di oggi - l’ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac) ringrazia "lo sforzo del senatore (Eduardo) Suplicy, della mia amica Fred Vargas e dei miei avvocati per avermi messo in contatto con la stampa". Poi si dice in ansia a causa della "difficile situazione che sto vivendo dal momento che ho saputo della concessione dell’asilo politico in Brasile e resto agli arresti".

"Spero che la mia situazione venga compresa - conclude la sua lettera Battisti - e che io possa vivere in libertà con la mia famiglia gli ultimi anni della mia vita".

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