MoscaA dispetto del nome, la birra Bavaria è olandese: di recente le birrerie della Baviera hanno intentato causa anche in Italia ma, come già negli altri Paesi, il diritto al marchio non è stato scalfito. La sua storia è bella e pluricentenaria: fondata nel 1719 nel paesino di Lieshout, dove ha tuttora sede, la proprietà è da allora ininterrottamente nelle mani della stessa famiglia Swinkels. Oggi è al timone la settima generazione. Con 450 milioni di fatturato, 6 milioni di ettolitri di produzione e una distribuzione in 130 Paesi è la più grande birreria «indipendente» dEuropa, dove dominano i colossi multinazionali. Nel 2010 lutile netto è stato di 30,4 milioni e «mai nella storia un bilancio è andato in rosso», assicura Franck Swinkels jr, membro del board internazionale e presidente di Bavaria Italia.
Nel nostro Paese (dove dai primi di agosto Luca de Zen è il nuovo amministratore delegato) il marchio è presente dal 1971 e, con 500mila ettolitri venduti ha una quota di mercato del 4% nella sola distribuzione organizzata. I piani prevedono lo sviluppo nel mercato dei bar, con 3-400 locali in due anni, con lobiettivo di far crescere la quota al 6-7% in cinque anni.
Frizzante e leggera, la Bavaria chiara viene prodotta soltanto in Olanda, facendo dei costi di trasporto e di logistica una delle voci di spesa più importanti; ma lacqua delle fonti di Lieshout è di tale irrinunciabile qualità da essere anche imbottigliata e distribuita autonomamente per il mercato locale.
Solo in Russia la produzione è stata affidata a un licenziatario, sotto il controllo della casa madre.
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