Rodolfo Parietti
da Milano
La discussione sullipotesi di alzare i tassi di mezzo punto cè stata, ma il board della Bce, ieri in trasferta a Madrid, ha preferito non abbandonare la linea morbida: ritocco dello 0,25%, dunque, che porta il costo del denaro al 2,75% e accorcia leggermente il divario con lAmerica almeno fino alla fine del mese, quando quasi certamente la Federal Reserve proporrà la diciassettesima stretta consecutiva dal giugno 2004.
Nel commentare la decisione presa, Jean-Claude Trichet ha subito voluto sgombrare il campo da ogni possibile equivoco, rivendicando lassoluta autonomia dellistituto. Lo ha fatto rispondendo in modo alquanto piccato alla domanda se linvito a non stringere troppo le redini del credito rivoltogli dal presidente dellEurogruppo, Jean-Claude Juncker, avesse in qualche modo condizionato loperato della Bce. «Ho ripetuto spesso in passato che Mister Euro sono io - ha detto il banchiere francese - e che è la Bce a emettere valuta. Sulle banconote delleurozona cè la mia firma. Linflessibile autonomia è la base della nostra credibilità». A suggerire la mini-stretta di ieri è stato solo lesame incrociato dellandamento dellinflazione e dellespansione della massa monetaria che ha confermato «che prevale la componente di rischi al rialzo sulla stabilità dei prezzi». Francoforte segue inoltre con qualche preoccupazione «le forti dinamiche dei prezzi delle abitazioni».
Che la Bce non tolleri ingerenze nella gestione della politica monetaria è parso ancor più chiaro quando Trichet ha lasciato intendere chiaramente che lazione di irrigidimento, definita eufemisticamente «ritiro della nostra politica accomodante», non è ancora terminata. Altri rialzi dei tassi saranno garantiti se il previsto scenario congiunturale troverà conferma. A causa dei rincari petroliferi, loutlook indica un peggioramento sul versante dellinflazione, stimata per il 2006 al 2,3% a fronte del 2,2% stimato in marzo. Lobiettivo di riportare i prezzi al consumo al di sotto del 2% di target resta di difficile realizzazione, anche se listituto centrale ipotizza una forchetta compresa tra l1,6 e il 2,8%. Una tale ampiezza è giustificata proprio dalla variabile petrolifera, destinata verosimilmente a impattare anche sulla crescita economica. Per il 2006 la Bce ha mantenuto pressoché invariate le previsioni sul Pil (il progresso dovrebbe essere compreso tra l1,8 e il 2,4%), rivedendole leggermente al ribasso per il prossimo anno (1,3-2,3%). Trichet, pur ribadendo che lEurotower è pronta a muoversi in qualsiasi momento, ha anche sottolineato come non siano stati presi «impegni ex ante» per alzare i tassi, né che vengano seguiti «modelli meccanicistici» o un singolo indicatore per orientare le scelte sul costo del denaro. In ogni caso, «secondo parametri storici», i tassi rimangono bassi.
Se «nessun messaggio» va dato ai mercati sullandamento dei cambi («Confermo in pieno i contenuti dellultimo comunicato del G7»), più di un segnale è stato inviato da Trichet ai governi di Eurolandia, con il richiamo sullurgenza di «sanare in tempi giusti» le finanze pubbliche senza accumulare ulteriori ritardi nellazione di risanamento.
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