Bce, l’era Draghi inizia con il blitz: giù i tassi

Il nuovo presidente della Banca centrale europea esordisce con una mossa a sorpresa: il costo del denaro scende a 1,25%. Brindano tutte le Borse. Il monito: "Fare presto le riforme. Non siamo obbligati a comprare titoli di Stato"

Bce, l’era Draghi inizia con il blitz: giù i tassi

La prima mossa di Mario Draghi come presidente della Bce è un autentico blitz: una sforbiciata ai tassi, un taglio del tutto a sorpresa con cui l’ex governatore di Bankitalia mostra subito una discontinuità rispetto alla linea dell’immobilismo degli ultimi mesi della gestione Trichet. Agire in fretta, mostrando un board dell’Eurotower totalmente in sintonia sulla decisione, significa riconoscere da un lato quell’emergenza che porta con sé i rischi di una «lieve recessione» sul finale dell’anno, ma dall’altro indica anche la volontà di affrontare di petto, senza perdere tempo, la sfida del rilancio.

raghi l’ha fatto, ricevendo un plauso pressoché unanime a livello internazionale proprio nel giorno in cui da Cannes filtravano spiragli di accordo tra il G20 sui temi più scottanti del momento, e mentre la Grecia rinunciava - sotto la pressione non solo dei partner europei - a sottoporre a un incomprensibile referendum il piano di salvataggio. La riduzione del costo del denaro di un quarto di punto riposiziona i tassi all’1,25%, accorciando solo in parte la forbice che ci separa dai Fed Fund, ma resta comunque la prima boccata d’ossigeno all’economia dopo le due strette decise dall’inizio dell’anno da Trichet, l’ultima delle quali risale appena al 7 luglio scorso, quando il tasso di riferimento venne portato all’1,50% nonostante la crisi del debito sovrano europeo avesse già mostrato tutta la propria forza distruttrice. L’ultimo taglio risaliva addirittura al 7 maggio 2009. La reazione dei mercati è stata, com’era prevedibile, da manuale del rialzo. Una risalita degli indici ancora più decisa proprio perché l’alleggerimento monetario è arrivato a sorpresa. A Milano il Ftse Mib ha guadagnato il 3,23%, mettendo a segno la miglior performance nel Vecchio Continente, a Francoforte il Dax il 2,81%, a Parigi il Cac40 il 2,73%. Bene anche Wall Street (+1% a un’ora dalla chiusura). La mossa inaspettata di Mario Draghi ha inoltre raffreddato le tensioni sui titoli di Stato, dopo che in mattinata lo spread tra Btp e Bund a dieci anni aveva toccato un nuovo record schizzando a 462 punti base. Il differenziale tra i due titoli si è poi ristretto attestandosi poco sotto quota 430 punti.

Il colpo di scure ai tassi di ieri ha finito per aiutare l’Italia, ma Draghi non farà sconti. Nessuno si illuda: cedimenti sul cammino delle riforme strutturali non saranno accettati. Queste riforme sono essenziali, tanto più in quei Paesi come l’Italia che devono riconquistare la fiducia degli investitori nei titoli di Stato, e dovrebbero focalizzarsi sulla rimozione delle rigidità e sulla flessibilità salariale. Un tema, quest’ultimo, su cui la Bce insiste ormai da tempo. «I governi dell’Eurozona - ha chiarito il presidente dell’istituto di Francoforte - devono essere inflessibili sul rispetto degli impegni presi a livello comunitario per assicurare la stabilità finanziaria dell’Europa». Tanto per essere ancora più esplicito, rivendicando l’autonomia della Bce, Draghi ha ricordato che «non ci costringe nessuno ad acquistare titoli dell’area euro, tra cui Btp italiani». Ciò non toglie che, in base alle valutazioni del numero uno dell’Eurotower, oggi gli spread tra i titoli di Stato «non riflettono la differenza fra i Paesi». Se i differenziali in un’altra fase erano «esageratemente ridotti», ora sono «esagerati al rialzo».

Sul fronte congiunturale, l’inflazione non rappresenta una minaccia, ma i rischi di deterioramento della crescita «appaiono in aumento» e potrebbe appunto sfociare in una leggera recessione nella parte finale dell’anno.

Il peggioramento economico e la risposta data con il calo dei tassi, non preludono tuttavia a nuovi interventi sul costo del denaro. Su questo punto, Draghi ha utilizzato una delle frasi più gettonate dal suo predecessore: la Bce «non si impegna» in nuovi futuri tagli dei tassi.

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