La Bce prende tempo, stretta più lontana

Trichet: «Orgoglioso di come è stata gestita la crisi»

La Bce prende tempo, stretta più lontana

da Milano

La guerra all’inflazione è temporaneamente sospesa. Le turbolenze dei mercati finanziari e il clima di incertezza generato dalla crisi dei mutui subprime impongono un approccio di politica monetaria se non proprio soft, almeno più prudente. Così, alla fine, anche l’inflessibile Jean-Claude Trichet ha dovuto arrendersi di fronte all’inopportunità di procedere con una nuova stretta: tassi fermi al 4%, dunque, frutto della decisione presa ieri all’unanimità dal direttivo, nel pieno rispetto delle attese della vigilia. Pausa obbligata, verosimilmente destinata ad allungarsi almeno sino alla fine di ottobre, quando l’istituto di Francoforte tornerà forse a sottolineare l’urgenza di una «stretta vigilanza sui prezzi». Una formula, omessa ieri, che nel linguaggio dell’Eurotower indica un imminente rialzo del costo del denaro.
Trichet ha motivato la decisione di mettere in pausa la politica monetaria con la necessità, viste le attuali condizioni di criticità, di «raccogliere informazioni aggiuntive ed esaminare i nuovi dati prima di giungere a conclusioni sulla politica monetaria». Poi, senza attendere l’inevitabile domanda, ha giocato d’anticipo: «Non ho parlato di forte vigilanza sui rischi inflazionistici. Stiamo sperimentando una fase di nervosismo dei mercati. Se necessario, potremo utilizzare questa espressione più avanti». Francoforte non intende, insomma, forzare la mano, nonostante l’inflazione sia ancora prevista su livelli di guardia per fine anno (al 2%) e i fondamentali dell’Eurozona rimangano tanto «solidi» quanto le prospettive di crescita «favorevoli». La Banca centrale è stata, tuttavia, costretta a ritoccare leggermente verso il basso le proprie valutazioni sul Pil 2007 (espansione tra il 2,2 e il 2,8%, rispetto al 2,3-2,9% delle stime precedenti). E tanto per chiarire che non esiste alcuna relazione tra la scelta di mantenere fermi i tassi e le pressioni politiche ricevute (su tutte, quelle del presidente francese Nicolas Sarkozy, che ieri ha definito «un piccolo progresso» il nulla di fatto della Bce), Trichet ha puntualizzato che «se qualcuno pensa di influenzarci, ottiene l’effetto opposto».
Duro con i palazzi della politica, ma amichevole, quasi tenero, con i colleghi delle altre banche centrali, «con i quali sono continuamente in contatto, ci chiamiamo per nome». Con il capo della Fed, Ben Bernanke, Trichet si è sentito «5 o 6 volte» nei momenti più caldi della crisi. Che l’Eurotower ha fronteggiato con ripetute iniezioni di liquidità, mostrando una capacità di intervento di cui il banchiere francese si è detto «orgoglioso», soprattutto per la reazione mostrata il 9 agosto (circa 95 miliardi di euro messi a disposizione delle banche), quando «abbiamo risposto in tempo reale alla sfida». Trichet ha anche ricordato come debbano essere separate nettamente le funzioni della politica monetaria, il cui compito è tenere sotto controllo l’inflazione, dalle operazioni sulla liquidità, volte a garantire il funzionamento dei mercati monetari.

Quest’ultima è la strada che Francoforte intende seguire ancora: dopo aver erogato, dallo scorso 9 agosto, oltre 300 miliardi di euro, il prossimo 11 settembre l’istituto terrà un’asta supplementare di rifinanziamento con scadenza a tre mesi, il cui importo non è ancora stato annunciato. Trichet ha comunque puntato l’indice contro la scarsa trasparenza del mercato monetario, un fenomeno che crea in «un ampio numero di istituzioni atteggiamenti di paura e mancanza di fiducia».

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