Non c'è nulla che interpreti meglio l'humus della Serbia, terra orgogliosa nel cuore dei Balcani, che l'etimologia del nome. «Bal significa dolce», «kan» veleno. In queste due parole c'è tuta la storia di un Paese. Come in un film di Emir Kusturica dove tutto si fonde e si confonde.
Belgrado è una città straordinariamente vitale, una vera sorpresa. La capitale serba non ha più nulla a che spartire con il grigiore d'epoca socialista. E la movida notturna nulla da invidiare a quella delle più celebrate città europee Parigi, Barcellona o Berlino. La Montmartre belgradese si chiama Skadarlija. Ristoranti e osterie sono piene di avventori tutte le sere della settimana fino alle ore più piccole. E da un locale all'altro si rincorrono le note della musica tradizionale urbana - starogradska musika - che risale ai primi del Novecento.
Gli ottoni qui sono immancabili, il loro ritmo coinvolgente ci segue ovunque. Li lasciamo a notte ormai fonda nel cuore della Belgrado vecchia, li ritroviamo la mattina dopo davanti alle scale di una graziosa cappella dove si celebra un matrimonio. Severe icone occhieggiano dalle pareti, gli sposi escono sorridenti. E la banda è ancora lì e continua a incalzarli. E' il folk balcanico stile Goran Bregovic che mescola ritmi sfrenati, temi sacri e tecnologia. Mentre a pochi passi biancheggia imponente una delle chiese ortodosse più grandi al mondo. Dedicata a Santa Sava e costruita interamente in marmo travertino, Hram Svetog Save domina lo skyline cittadino. In questa parte d'Europa sudorientale ogni famiglia ha il suo santo protettore. E lo festeggia con parenti e amici.
Ma Belgrado è anche città del Danubio, l'ultima delle quattro capitali europee che il grande fiume attraversa prima di gettarsi nel mar Nero. I serbi però, con l'irriverenza che li contraddistingue, sembrano prediligere la Sava, l'affluente destro. Forse perché quest'ultima nasce in Slovenia e scorre interamente nei Balcani. O semplicemente per spirito di contraddizione.
Proprio sul lungoSava si trova l'altro grande quartiere notturno galleggiante della città. Una lunghissima fila di zattere e barconi trasformati in discoteche e locali underground dove si balla dall'una alle cinque del mattino. Incessante il flusso di giovani che dopo mezzanotte vi si riversa per ascoltare musica rock, ma anche pop, techno perfino qualche melodia.
Uno dei punti più antichi della capitale serba è la Fortezza, al cui interno si trova un parco pubblico con la miglior vista panoramica sulla confluenza dei due fiumi. La Belgrado vecchia mescola palazzi storici in stile liberty - al Balcan Hotel soggiornava Agatha Christie durante i suoi viaggi sull'Orient Express - a concept store dal design innovativo e contemporaneo e ancora a locali e ristoranti di un kitsch strepitoso e divertente come Lorenzo&Kakalamba. Lui fiorentino, lei serba hanno incredibilmente fuso gastronomia, vita privata e elementi d'arredamento d'ogni tipo: lampadari di Murano e sagome di Roger Rabbit, cinture di castità e pelli di pecora. L'atmosfera cittadina è più che mai rilassata e cosmopolita. Il Grande Fratello locale ha appena celebrato gli amori interetnici tra un serbo e una croata. E Belgrado sembra essersi scrollata di dosso le complesse vicende di un passato non troppo lontano: l'epoca titina - di cui è testimonianza un interessante museo - ma soprattutto i recenti, drammatici conflitti etnici.
Bucolica e un pizzico surreale, invece, l'idea di «inventarsi» il paesino di Mokra Gora. In quel luogo, tra le montagne della Serbia occidentale, nel 2000 Emir Kusturica gira il film «La vita è un miracolo». Finite le riprese decide di trasformare il set in un villaggio con strade dedicate ai protagonisti della cinematografia mondiale - da Johnny Deep a Zeffirelli. E di costruire un cinema all'interno di una villa dove ogni sera si proiettano le sue opere (purtroppo nella per noi incomprensibile lingua originale).
Un'altra ora di automobile e si raggiunge Zlatibor, mille metri di quota, dove d'inverno si praticano gli sport invernali. L'arte medievale serba e i tanti splendidi monasteri costituiscono poi un altro ricchissimo capitolo a parte. E meritano un secondo viaggio. Anche per partecipare al festival di Guca, la Woodstock dei Balcani, che in estate riunisce i trombettisti più famosi al mondo.
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