Maurizio Belpietro, direttore di «Panorama» e destinatario delle foto rubate nella villa in Costa Smeralda di Silvio Berlusconi, come è cominciata per voi questa storia?
«Un po’ di mesi fa si fece vivo questo fotografo che io non conosco e di cui non sapevo neppure il nome. Avvicinò Giacomo Amadori, giornalista di Panorama».
Come mai proprio Amadori?
«Si era avvalso della sua collaborazione quando era stato in Sardegna per alcune inchieste».
Quindi non è Amadori che chiama il fotografo, come ha detto l’avvocato di Zappadu.
«Ma come può chiamarlo Amadori? Solo il fotografo sa che ci sono gli scatti! Evidente che questo signore fa il primo passo».
E tu che fai?
«Io non compro mai foto da chi viene a proporle, o le commissiono o le prendo dalle agenzie. Non faccio queste cose degli scoop rubati, non mi interessano, non faccio gossip. Quelle immagini non le vedo e non le tratto. Faccenda chiusa».
Dopodiché...
«Qualche giorno fa torna Amadori e mi dice: guarda che questo qui sta cercando di piazzare ancora quel servizio, l’ho risentito, ci siamo incontrati, pare stia trattando per un milione e mezzo di euro, sembrerebbero interessati Gente e un tabloid inglese che pubblicherebbe il servizio a ridosso del G8. Monica Mosca (direttrice di Gente, ndr) è andata a Parigi per discuterne con il suo editore Hachette».
Questo riferisce Amadori.
«Ovviamente continuo a non essere interessato perché non è affare mio. L’unica cosa che mi limito a fare, siccome la richiesta è enorme, è segnalare agli avvocati di Berlusconi che qualcuno dice di avere fotografie che riguardano Villa Certosa».
Perché hai avvertito Ghedini?
«Secondo una sentenza della Cassazione per scattare foto in un luogo privato occorre il consenso del proprietario».
E Ghedini che fa?
«Mi chiama Mitì Simonetto (responsabile dell’immagine di Berlusconi, ndr) perché voleva parlare con il fotografo e io li metto in contatto. Quando vedono gli scatti, li ritengono rubati e a quel punto parte un esposto al Garante della riservatezza. Punto. Tutta la vicenda è estremamente semplice».
Quindi tu le foto non le hai viste.
«No».
E non sai dire quante sono.
«Non ne ho idea».
Più o meno sai che cosa si vede.
«Da quanto mi hanno raccontato, in alcune Berlusconi che scende dall’aereo presumibilmente a Olbia, poi molti scatti dell’interno della villa con il premier ceco e il suo seguito, accompagnatori e accompagnatrici».
Gente in costume, in topless?
«In una proprietà privata magari prendono il sole».
C’erano Noemi Letizia o le altre ragazze della festa di Capodanno?
«Ma no, da quello che so io non c’è niente di tutto ciò».
Avevano un valore giornalistico quegli scatti?
«Il fotografo dice che Hachette stava per firmare un contratto da un milione e mezzo di euro, in realtà Gente ha rifiutato. Monica Mosca mi ha chiamato raccontandomi che fin dall’inizio loro non erano interessati».
Scatti certamente rubati.
«L’avvocato Ghedini mi ha detto che le foto erano prese almeno a un chilometro e mezzo di distanza. Non sono un frequentatore di Villa Certosa, non so quanto grande sia».
Perché Zappadu si è fatto vivo con «Panorama»? All’«Espresso» avrebbero comprato subito il servizio.
«Mi pare evidente anche dal prezzo: voleva vendere le foto a uno che le togliesse dal mercato. Faccio questo mestiere da anni, non mi è mai capitato di vedere richieste così esagerate».
Forse Zappadu sperava che avreste fatto come «Oggi» che acquistò le foto di Sircana con il trans per tenerle nel cassetto. Immagini che tu pubblicasti da direttore del «Giornale».
«Ma io non ho comprato le foto di Sircana: le ho tratte dagli atti giudiziari».
Quindi lui cercava di piazzare il colpaccio.
«Cercava di fare il furbo. Ma, più che con noi, voleva entrare in contatto con Berlusconi. Sapeva che per un giornale è difficile spendere quella cifra.
E quant’è?
«Io posso autorizzare spese fino a 10mila euro; per somme superiori decide l’editore. Le foto di Sircana, tanto per dire, non le potrei mai comprare perché Oggi sborsò 100mila euro».
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