Nuntio vobis gaudium magnum: da lunedì sei luglio, giorno dedicato a santa Maria Goretti, guardate un po' le combinazioni, Radio Vaticana si concede alla pubblicità. Enel per incominciare, in cinque lingue, in espressione (direbbe il Papa) italiana, francese, spagnola, inglese e tedesca, fiat lux, suggerisce il solito battutista, credo che Marchionne gradirebbe, soprattutto per il verbo.
Dopo settantotto anni di verginità, dunque, la Radio di Sua Santità cede, in cambio, si dice, di ottantamila euro, per risalire un deficit pesante, per riequilibrare i costi delle nuove tecnologie, l’adeguamento alle esigenze del mercato della comunicazione. Il bilancio dell'emittente vaticana si aggira sui venti milioni di euro, la campagna pubblicitaria dovrebbe portare all'incasso di una cifra che oscilla tra i 100 e i 200mila euro, le trasmissioni in onde corte, diffuse in varie parti del mondo, non permettevano finora l’apertura ai messaggi pubblicitari che, invece, verranno messi in circuito inizialmente sulla modulazione di frequenza «One-o-five-live, sembra roba da discotecari ma è l’onda sulla quale si ascolta la parola del Papa. Padre Federico Lombardi, direttore della Radio Vaticana, ha illustrato l'iniziativa, Piero Gnudi, presidente dell'Enel, ha spiegato le ragioni che hanno portato l'azienda a collaborare con l'emittente mentre Egidio Magioni, presidente della MabQ, l'agenzia che si occupa di raccogliere la pubblicità, ha fatto intendere che il lavoro che attende il suo gruppo non sarà facile, dovendo rispettare i «paletti» che Radio Vaticana impone.
C'è una fotografia, nel museo della radio, che mostra il giorno dell'inaugurazione, il pontefice è seduto, rivolto ad ascoltare la «lezione» di Marconi mentre, in piedi, con uno sguardo severo, le lenti degli occhiali illuminate dal flash alla polvere di magnesio della macchina fotografica, sta il cardinale Pacelli, futuro papa. Fotogramma in bianco e nero, immagine di un tempo davvero remoto soltanto se si pensi che, il ventidue febbraio del millenovecentonovantasette, a Roma, in occasione della festa della cattedra di San Pietro Apostolo, si tenne il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. Ebbene, in quell’occasione, furono ricordate le parole di Paolo VI, pronunciate vent'anni prima: «Nessuno oggi può sfuggire all'influenza della pubblicità». Nello stesso consiglio, dedicato all'etica della pubblicità, si ricordò che: «... la Chiesa è favorevole alla crescita della capacità produttiva dell’uomo e anche alla sempre più estesa rete di relazioni e di scambi tra individui e gruppi sociali. Da questo punto di vista essa incoraggia la pubblicità che può diventare un sano ed efficace strumento per l'aiuto reciproco fra gli uomini...», senza però trascurare e tralasciare l'aspetto negativo, nocivo della stessa pubblicità, segnalato nella Communio et Progressio, istruzione pastorale del concilio Vaticano II.
La pubblicità è l'anima del commercio, così ci dicevano ma in questo caso l'anima non c'entra, va salvaguardata, tutelata, mentre il commercio sì, quello va alimentato in tutti i modi, comunque leciti e in piazza San Pietro sanno che è arrivata l'ora dei conti, terreni.
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