Cronache

La «benedizione» di Bertone non placa l’ira dei genoani

Paola Balsomini

Saranno dieci, venti, forse trentamila. Difficile stabilire con certezza quanti genoani si raduneranno in piazza De Ferrari questa sera alle 18.30. Quel che è certo è che il cuore rossoblù, dopo la manifestazione di mercoledì, è pronto a ricominciare a pulsare. Tutti insieme: la frangia calda della tifoseria, donne, bambini. Tutti insieme come nel giorno della promozione in serie A. Perchè i genoani non mollano proprio come il loro presidente (o ex presidente poco importa) Enrico Preziosi. Tutto è pronto per ribadire che «La serie A è nostra, ci spetta di diritto». E allora la giornata di ieri è trascorsa ad organizzare la maxi manifestazione. Ricordando anche che la Genova rossoblù è vicina al suo patron. «Io sto con il presidente» era l’sms che girava nel consueto passaparola. E ancora «Se il Genoa non ci sarà, a Genova non si giocherà la serie A». Insomma, la tensione è ancora alta. Tanto che si parla anche di un possibile blocco del terminal traghetti: da piazza De Ferrari infatti il corteo potrebbe dirigersi verso il porto, bloccando i migliaia di turisti che oggi saranno in partenza e in arrivo dalle isole. Ma qualcuno ha già fatto sapere che l’intenzione è quella di bloccare anche il traffico della città. Tensione alta. Inevitabile, dopo la sentenza che ha spedito il Grifone nell’inferno della serie C. Ieri a chiedere collaborazione e tranquillità è stato anche l’arcivescovo di Genova Tarcisio Bertone: «Invito la tifoseria genoana, di cui condivido le preoccupazioni, a comportarsi dignitosamente, certo con fermezza, davanti a questa situazione, soprattutto davanti alla crisi della società, che certamente incide sul futuro del Genoa». Bertone ha allargato l'invito anche ai tifosi della Sampdoria: «Invito tutte e due le tifoserie a essere solidali in questo momento - ha aggiunto l'Arcivescovo -. Hanno collaborato per grandi ideali in passato e ora vorrei che si impegnassero in un’opera di tranquillizzazione». Il cardinale di Genova è intervenuto anche sulla sentenza: «Insieme con il mio segretario, che è un genoano doc, aspettavamo questa sentenza e devo dire che sono rimasto molto colpito dalla durezza e dalla pesantezza delle decisioni.Io non partecipo alle riunioni della Federcalcio ma ho visto che certe conflittualità e certe contrapposizioni sono a volte così personalistiche che fanno pensare. Di fronte a certe “impuntate“ si trascura così la realtà di una squadra, di una città e di una tradizione. Mi sono subito domandato se c'erano i fondamenti obiettivi per questa sentenza». Se lo sono domandato anche i tifosi che ieri si sono recati a Milano per protestare di fronte alla Lega Calcio. Un assaggio di quello che accadrà domani. Attorno alle 13 infatti è arrivato un gruppo composto da una ventina di tifosi in rappresentanza dei club rossoblù della Lombardia (Genoa Club Milano, Brianza rossoblù e Grifoni Lombardia). In un comunicato, i tifosi hanno denunciato «La volontà di danneggiare seriamente la storia del calcio italiano con l'assurda sentenza della Lega Calcio che penalizza pesantemente, e oltre ogni logica, una squadra che comunque ha dominato il campionato di serie B». I tifosi hanno deciso di bloccare per circa un'ora via Rosellini, dove si trova sede della Lega, e hanno contestato la pubblicazione della sentenza sul sito con la data del 25 luglio, corretta poi in 27 luglio, «A dimostrazione che era già tutto scritto e deciso prima che il giudice emettesse pubblicamente la sentenza». Il presidente Adriano Galliani, che era in Lega per la presentazione dei nuovi format della Tim Cup, non ha voluto commentare le decisioni «Sia della giustizia sportiva che di quella ordinaria. Posso solo dire - ha detto il presidente di Lega - che la giustizia sportiva è autonoma e indipendente, terza rispetto a Lega e Figc. Ma sul Genoa non ho nulla da dire». Insomma i tifosi del Genoa si stanno mobilitando per far sentire la propria voce. La Questura ha già fatto sapere che la città non corre nessun rischio, che le forze di Polizia monitoreranno la situazione, come era già accaduto nel sit in di mercoledì. Preoccupati invece alcuni fotoreporter che ieri, dopo l’aggressione a due cameramen, hanno minacciato lo stop dei servizi d’informazione: «La violenza dei cosiddetti tifosi ancora una volta si è scatenata contro gli operatori dell' informazione per immagini, colpendo pesantemente, con arroganza, cercando l' intimidazione per poi giustificare il tutto dicendo che c’è stato solo qualche spintone».

Oggi comunque sarà il giorno più caldo.

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