Da Benevento al mondiale la lunga marcia di Tchangai

Ritenuto scarso e accantonato in C2, il terzino va in Germania con il Togo

Da Benevento al mondiale la lunga marcia di Tchangai

Gian Piero Scevola

Tra i 736 giocatori che disputeranno il mondiale in Germania, Massamasso Tchangai è l’unico che non ha squadra, non gioca in un campionato regolare, non prende alcuno stipendio. Però, a differenza di tanti rinomati campioni, supermilionari, con contratti senza fine, lui ai mondiali ci sarà. Già, ma chi è questo personaggio dal nome impronunciabile che in Germania sarà anche l’ambasciatore della Provincia di Benevento, visto che il presidente Carmine Nardone l’ha investito di cotanto onore? «Sono un calciatore come tanti altri, amo il football e, soprattutto, amo l’Italia», è lo stesso 27enne Tchangai a rispondere, uno che ha partecipato alla recente coppa d’Africa con la nazionale del Togo e che, nel suo Paese, è considerato un campione, quasi una gloria nazionale.
«Dalla serie C2 con la maglia del Benevento, ho conquistato il mondiale, ma per la prossima stagione voglio di più, molto di più», le parole di Tchangai, che gioca con la maglia numero 5, ha una macchina personalizzata con la targa «5555» e ha il 5 sul portone di casa («è il mio numero portafortuna»). E pensare che il giovanotto era arrivato in Italia come il più classico dei vu’ cumprà del pallone, insieme ai tanti africani che tentano la fortuna in Europa. Buon per lui che a vederlo nel 1998 sia stato Pierpaolo Marino, uno che conosce il calcio come pochi e che subito l’ha preso per l’Udinese, salvo poi trasferirlo per sei mesi a Gorizia.
«C’erano troppi stranieri a Udine, come difensore di fascia non avrei trovato posto e così per due anni sono andato in Olanda, nel De Graafschap, in seconda divisione - continua Tchangai -, però mi sono talmente innamorato del Friuli e della sua gente che, coi primi soldi guadagnati, mi sono comprato una casa a Udine, dove spesso torno e dove spero di vivere un giorno. Perché il mio più grande desiderio è proprio quello di fermarmi definitivamente in Italia quando avrò smesso di giocare». Già, il richiamo del Belpaese è troppo forte e il togano torna nel 2001 in C1, a Viterbo, un anno dopo passa al Benevento, dove inizia un rapporto idilliaco con società e tifosi. Massamasso (in togano significa «ringrazio Dio») arriva a Benevento con la moglie Mamafufana Garetu e la piccola Fridos («la più onorata», nata in Olanda nel febbraio 2000) e nella città molisana nasce il 17 marzo 2004 il secondo figlio, Anif («il dono di Dio»). «Sono un uomo completo e felice, ho trovato la giusta dimensione, qui mi sento realizzato», afferma Tchangai.
Ma a rovinare la macchina perfetta ci pensa, come spesso accade, il classico granellino di sabbia. La coppa d’Africa giocata in Egitto nello scorso gennaio lo esalta, anche se il Togo esce con le ossa rotte già nel girone eliminatorio, battuto da Camerun, Repubblica Democratica del Congo e Angola. Ma Tchangai fa comunque la sua bella figura, mettendosi in mostra come difensore attento, veloce, dotato di un buon destro e di un fisico longilineo ma esplosivo.
«I miei giocatori ideali sono Thuram e Fabio Cannavaro, i migliori al mondo, a loro m’ispiro. Così come fin da bambino tifo Juventus, perché in Africa l’unica squadra di calcio europea conosciuta è quella bianconera. Solo ora si comincia a sentir parlare anche di Barcellona e Chelsea». La coppa d’Africa lo lancia, Benevento se lo riprende e, invece di coccolarselo, lo snobba e lo costringe ad andarsene.
È Tchangai a raccontare l’amara conclusione di una bella favola: «Il 19 febbraio abbiamo perso 3-1 a Castel San Pietro. Abbiamo giocato male tutti, io in particolare ma, a fine partita, il presidente Napolitano se l’è presa solo con me, accusandomi di pensare alla mia nazionale e non al Benevento. Mi sono sentito offeso, ho capito che era venuta meno la fiducia nei miei confronti e ho deciso di risolvere subito il contratto».
Hanno provato in tanti a farlo desistere: i compagni, i politici, gli amici, i tifosi, ma Tchangai è stato irremovibile e il 27 febbraio s’è messo alle spalle anche i giallorossi molisani. Ma il mondiale s’avvicina e, per restare in forma fisica e potersi presentare in condizioni idonee il prossimo 12 maggio quando il Togo (sponsorizzato dall’azienda trevigiana Astoria Vini) si radunerà a Murcia, in Spagna, Tchangai continua ad allenarsi con la Giorgio Ferrini di Benevento, che disputa il campionato di promozione.
«Ora penso solo al mondiale. Siamo nel girone con Francia, Svizzera e Corea del Sud, squadre di un’altra dimensione. Tutti ci danno per spacciati, ma noi ci crediamo, siamo un bel gruppo, tutti giochiamo in Europa e quindi abbiamo una certa esperienza. Continuo a vivere a Benevento perché mi sento un beneventino, ma dopo il mondiale deciderò dove andare, anche perché in Germania farò veramente vedere quanto valgo.

Mi vogliono in Olanda, AZ Alkmaar e Utrecht, ma si sono fatti avanti anche club spagnoli e portoghesi. In cuor mio spero però di restare in Italia». Non a Benevento. Anche se, ironia della sorte, il presidente Cosimo Napolitano ha ceduto ieri la società a Guido Sparandeo, che Tchangai se lo vorrebbe tenere ben stretto.

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