Tornano nella disponilità dello Stato beni immobili, molti dei quali a Roma, per un valore approssimativo pari a 130 milioni di euro, che erano provento di spaccio internazionale di droga gestito da pregiudicati legati a cosce della ndrangheta e della mafia.
I beni sono stati confiscati in esecuzione di un decreto emesso dalla sezione delle misure di prevenzione del Tribunale di Roma. In particolare sono stati confiscati beni consistenti in oltre dieci unità immobiliari e terreni, due centri specialistici diagnostici (Radiologia romana in via della Stazione della Storta; Figebo centro specialistico a Cassino), una casa di cura (Villa Linda a Nettuno), uno stabilimento balneare (La vela a Castiglione della Pescaia in località Punta Ala, in provincia di Grosseto), un ristorante (La Veranda a Fiano Romano), venti autovetture di grossa cilindra e di lusso, una stazione di servizio (a Reggiolo in provincia Reggio Emilia), rapporti di conto corrente bancario, polizze di pegno e assicurative. Il procedimento con il quale il Tribunale ha disposto la confisca dei beni immobili e delle quote societarie, ha riguardato persone collegate a Cosa Nostra e ndrangheta. Tutti sono stati coinvolti nelloperazione «Ibisco» del Ros dei carabinieri su un traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
«È la prima volta che a Roma si mette in atto una recente norma che consente di applicare misure di prevenzione a prescindere dalla pericolosità del soggetto e dallapplicazione di misure cautelari personali», ha spiegato il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo.
Beni per 130 milioni confiscati alle cosche
LA PROCURA Il decreto riguarda immobili e conti che i pm ritengono provento di spaccio internazionale
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