Benitez, un po’ timido un po’ ironico: "All’Olimpico? Giocheremo a calcio"

Benitez, un po’ timido un po’ ironico: "All’Olimpico? Giocheremo a calcio"

Non salta agli inviti della curva, si diverte quando Eto’o e Milito bisticciano per calciare il rigore e se gli ricordano che all’Olimpico prima Mancini e poi Mourinho ne hanno fatti quattro dando una svolta alla loro stagione, lui chiede: «E lo scorso anno...?». Perso 2-1, gli rispondono, e lui: «...Ecco».
Rafa Benitez sta spuntando fuori dalla buca con calma, sembra la ragazza di Hot Rats (l’album cult di Frank Zappa), si vedono solo gli occhi, capelli pochi. Intanto spiega che non è questione di timidezza, questa squadra non se la sente ancora addosso e il merito non è esattamente suo se adesso è lì da sola: «Cuper, Mancini e Mourinho hanno fatto uno splendido lavoro. Mourinho ha preso cinque giocatori di altissimo livello e io me li sono trovati qui. La forza di questa squadra è la forza di tutti gli allenatori che hanno lavorato qui nel passato, questo ha reso tutto più facile per me. Io ho pensato che era meglio farli giocare come sanno, sto lavorando piano».
Nessuno lo confessa ma il ricordo di Mourinho impera, qui poco gas, Rafa bisogna attizzarlo: scusi, si rende conto che c’è Roma-Inter e arbitra Morganti? E lui: «Morganti e tutta la classe arbitrale hanno la grande opportunità di dimostrare che non sono quelli dipinti in questi giorni. Ma a me non interessa poi molto, penso al pallone, sono qui per questo». Niente. Mettergli dei raudi sotto le scarpe non sposterebbe il problema, Rafa gioca da fermo e fa correre la palla: «Questa non è ancora l’Inter di Benitez ma è in grandissima crescita. Sono sicuro e ho visto che abbiamo ancora grandi margini, anche se vincere più dello scorso anno sarà impossibile, loro hanno vinto tutto. Ma una cosa è vincere di più rispetto al passato e un’altra è il modo in cui si vince. E con questa forza e questo equilibrio per gli altri sarà difficile batterci».
La rabbia della Roma contro la forza dell’Inter, Rafa non ha Samuel, Zanetti e Thiago Motta, ha convocato Santon per avere almeno un’alternativa dietro, visto che anche Materazzi a metà mattina ha interrotto l’allenamento e non è in lista: «È una cosa un po’ fastidiosa, ci vorrà un po’ di tempo prima di riavere Marco, mentre Samuel spero sia in campo già contro il Werder». Voci di corridoio fanno sapere che l’argentino potrebbe anche rischiarlo all’Olimpico, ma Rafa applica un turn over dettato e le cose gli stanno girando bene: ha lasciato guarire con calma Stankovic e lo ha presentato quando Sneijder era out. Poi l’olandese è rientrato e si è fermato Zanetti, così Stankovic ha trovato continuità. E Zanetti faceva l’esterno basso di destra quando Maicon aveva problemi. Questa gestione del personale molto british, dove conta il compito da svolgere indipendentemente dal soggetto, è visibile anche nei cambi. Milito si lamenta di uscire sempre lui, fa la doppietta e Eto’o gli strappa i palloni dal dischetto: Benitez lascia fare e poi sostituisce il camerunense sapendo di avere le spalle stracoperte: «Non c’è una sola Inter - fa lui -.

A me piace vedere che se assieme decidiamo di giocare in una certa maniera, poi loro ci riescono. Ogni gara è diversa dall’altra, in una occorre fare un pressing alto, nell’altra cercare il possesso palla. A Roma? Giocheremo a calcio, per noi una partita difficile, per i tifosi una partita interessante».

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