da Milazzo
Nella lunga liturgia delle cadute vince Daniele Bennati, il pio. Alla fine il segno della croce se lo fanno in tanti: scampato pericolo. Tappa tremenda, quella di ieri. Non tanto per la pericolosità dei percorsi invocata da Riccò, uno dei più malconci di giornata, con il suo dito indice della mano sinistra incassato e steccato, ma per quellasfalto liscio e scivoloso come marmo insaponato. Riccò pensava di aver gettato definitivamente la jella nel cassonetto, invece ieri per poco gettava nella spazzatura lintero Giro. «Non so più che dire e soprattutto che fare dice laconico il modenese, con la faccia scura e la mano dolente -. Ad un certo punto mi sono trovato davanti una catasta di biciclette e io ci sono finito dentro a tutta velocità. Alla fine mi è anche andata bene, temevo di essermi rotto il dito. Certo che dopo tutto quello che mi è successo in questo mese e mezzo proprio non sentivo la necessità dellennesimo intoppo di percorso». Dopo il traguardo schiuma rabbia: «Queste sono tappe maledette, gli organizzatori hanno fatto male a scegliere certi percorsi». Dopo qualche ora è più sereno: «Le cadute fanno parte del gioco, anche se io mi diverto pochissimo».
Si diverte poco anche Mauricio Soler, il colombiano della Barloworld, che a Milazzo ci è arrivato stringendo i denti come pochi. Lui non è caduto, ma il cadeau di una elongazione ai tendini del polso se lè portata dietro fin da Catania. Caduto nella tappa di Agrigento, a causa dei tempi ristrettissimi e dei trasferimenti, non ha potuto fare accertamenti radiografici fino a ieri sera.
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