«Benvegnuu, schiscia ul due» Il Comune parla dialetto E a Como è boom di chiamate

Il sindaco del capoluogo lombardo lancia un nuovo servizio di assistenza telefonica ai cittadini: la voce registrata risponde anche in comasco

da Como

La voce dell’assessore Diego Peverelli, leghista che più leghista non si può, esce digitando (scusciando) il tasto (ul buton) due (du). Una volta bisogna provare per forza. A comporre il numero del centralino del Comune di Como (031-2521) e sentire le indicazioni in dialetto. È un divertimento.
«Benvegnuu in dal siit di informaziun del Cumun de Com» (Benvenuti nel sito delle informazioni del Comune di Como). «Per tornà indree in del sit de prima, schiscia ul butun zero» (per tornare indietro al posto di prima schiacciare il tasto zero). «Schiscia ul butun von per l’ufizi di tass, per la tasa sulla ca, che la sares l’Ici» (schiacciare il tasto uno per la tassa sulla casa che sarebbe l’Ici) e «ul due per la tasa sula ruvera, che la sares la Tarsu» (e il due per la tassa sulla spazzatura che sarebbe la Tarsu).
Con la flemma di una centralinista allenata, senza ansia, l’assessore all’Ambiente guida l’utente tra «i prestazion suciai e la scola, gli ufizi di tas e l’ufizi di relaziun cun ul publich».
«Se ta vöret parlaà cun l’operaduù schiscia ul quater» (se vuoi parlare con l’operatore schiaccia il quattro). La trovata dell’amministrazione del sindaco Stefano Bruni è piaciuta talmente tanto che, al primo giorno, le chiamate al centralino sono decuplicate. Prima della voce «in dialet», a Palazzo Cernezzi chiamavano in media 388 persone al giorno. Dopo, di colpo, il contatore è schizzato a 3.600. E, calcolando anche i contatti del secondo giorno, a 5mila. Il nuovo servizio del Comune permette di navigare tra le informazioni di 22 servizi. Il telefono del chiamante viene registrato dal sistema e entro 48 ore sarà cura del Comune richiamare a casa o inviare una e-mail per dare le informazioni richieste. La notizia era questa, che il nuovo centralino era più efficiente del vecchio. Se non ci fosse stata la voce in dialetto, però, la notizia non sarebbe rimbalzata fino in Spagna. Il quotidiano El Mundo ha mandato un inviato per intervistare il sindaco. La risposta è stata che di solito, ai centralini degli enti pubblici, la gente è abituata ad attese infinite, musiche registrate e la linea che cade sul più bello. Per questo il Comune ha investito 10mila euro per creare un centralino degno di questo nome. Il dialetto è il sistema per fare capire che il municipio è quello di casa propria, del Volta e del lago del Manzoni.
«Il dialetto - ha spiegato infatti Bruni - è un segnale di vicinanza perché crea un rapporto di maggior confidenza verso i nostri cittadini. È poi anche un modo per rendere viva una lingua che è parte della nostra tradizione e identità». L’assessore Peverelli sembra nato parlando dialetto. E anzi è un esperto del vernacolo locale. Solo lui possiede la trascrizione di quel che si sente sul nastro che sembra una guida per musei o parchi a tema quando recita. «In la sed municipal da via Vitori Emanuele al numer novantasett, a ghe tutt i ufizi pusèe impurtant, cumè l’anagrafe, l’ufizi di tass, chìli dé l’edilizia publica e privada, i ufizi per i permess de pude nadent in citàa murada, quela ciamada zona a trafich limitaà, la Ztl, qui dè l’ambient e di giardit, la segretaria del sindic, quela general e i ufizi d la cultura».

La traduzione, «Nella sede municipale di via Vittorio Emanuele 97 ci sono tutti gli uffici più importanti, come l’anagrafe, l’ufficio della tasse, dell’edilizia pubblica e privata, quelli dei permessi per poter andare in città murata, quella chiamata zona a traffico limitato, quelli dell’ambiente e dei giardini, quelli della segretaria del sindaco quella generale e quella della cultura», serve solo per i forestieri.

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