Valeria Arnaldi
Il degrado capitolino entra alluniversità ma non per salire in cattedra. La cittadella de «La Sapienza» ripropone, infatti, al suo interno i disagi e i problemi tipici della capitale. Si comincia dallasfalto. Malgrado la circolazione di auto o motorini sia piuttosto scarsa, le strade sono attraversate da crepe e spaccature. Non mancano i caratteristici rattoppi, alcuni dei quali, a loro volta spaccati, rivelano letà del degrado di vie e viali proprio grazie alle successive e ben visibili stratificazioni.
Se le crepe sono presenti in tutta la cittadella, dallingresso principale, in piazzale Aldo Moro a quello in viale Regina Margherita, da quello in via de Lollis a quello in viale del Policlinico, senza risparmiare larea antistante la statua di Minerva e la scalinata dellAula Magna, il primato delle toppe va al breve tratto che dalle facoltà conduce a segreterie ed economato, dove ce ne sono più di dieci in successione. La massiccia presenza di «riparazioni» non esclude quella di buche. Stavolta, il primo posto spetta alla facoltà di Ingegneria. La via di accesso è attraversata in tutta la sua larghezza da una buca ampia e profonda, occupata in parte dallo sterrato, in parte da pezzi di pavimentazione e sporcizia. La seconda via daccesso alla stessa facoltà, che passa per una scalinatella tra le aiuole, è ancora più dissestata. I gradini sono rotti così come lasfalto, e su tutto crescono erbacce.
La situazione non migliora sui marciapiedi. Non è un caso se la maggioranza degli studenti preferisce camminare in strada. Per lo più sono, infatti, solcati da dossi e spaccature. Ma il culmine si raggiunge in quelli che portano al Museo dellArte Classica e al Centro di Orientamento per Studenti. Agli angoli sono presenti mini-percorsi per disabili e non vedenti. Raggiungerli, però, è difficile: si trovano, infatti, allinterno di unampia rete di buche e dislivelli, che anticipa il percorso tracciato e lo conclude. Lultima buca è proprio al termine dello scivolo. Lungi dallessere dausilio per i diversamente abili, rischiano di trasformarsi in trappole.
Al secondo posto nelle proteste dei romani, viene la sporcizia. Detto fatto. Anche nellateneo ci sono problemi per la raccolta di rifiuti. Non solo delle cartacce in terra, ma proprio per lo svuotamento dei cassonetti, che straripano di sacchi e sacchetti. La sporcizia è allesterno, ma anche allinterno delle facoltà. Agli studenti la colpa di scrivere, fare graffiti e disegni, attaccare adesivi nei corridoi e nelle aule. I meno disciplinati sono quelli di Lettere e Scienze Politiche.Allateneo, però, quella di mantenere le strutture, a cominciare dalle igieniche, in condizioni decisamente precarie. I bagni peggiori sono quelli al pianterreno, che sono anche, per ovvi motivi, i più usati. Non esistono contenitori igienici riservati alle ragazze, solo cestini aperti, con tutti i rischi e i disagi che questo comporta. In terra e alle pareti mancano diverse mattonelle, ma problemi di questo tipo sono allordine del giorno anche in altri ambienti.
Altro punto dolente sono i venditori abusivi. Lo scorso anno erano stati promessi controlli e pattugliamenti continui per evitare il fenomeno dellabusivismo che tra ateneo e Policlinico dava vita a un unico ininterrotto suk. Oggi è facile fare un bilancio dellintervento: i venditori lavorano perfino nei parcheggi interni e, con bancarelle e teli, circondano la cittadella su tutti i lati. Anche uscire dallateneo è arduo.
Benvenuti alla Sapienza: il degrado sale in cattedra tra voragini e sporcizia
E fuori dalla cittadella dellAteneo un mare di motorini ostruisce luscita degli studenti e gli scivoli riservati ai disabili
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