«Bergamo deve tornare in A Mai visto tanto entusiasmo»

BergamoLa ricreazione è finita. Il calcio che conta, quello con i tre punti in palio, riparte con la fu serie B. Che da questa stagione, dopo 64 anni, cambia nome: ora si chiama «Bwin», azienda che per ottenere il privilegio versa nelle casse della neonata LegaB 2 milioni all’anno. Soldi che si aggiungono ai 14 milioni dei diritti televisivi (Sky e Dhalia). Briciole, rispetto alla massima categoria, ma, per dirla alla Catalano, meglio di niente. La serie A, però, è un’altra cosa, specie per chi, come l’Atalanta, vanta il maggior numero di partecipazioni fra le rappresentanti di città non capoluogo di regione. E stasera tocca proprio ai bergamaschi, che ospitano il Vicenza, alzare il sipario sul campionato che si concluderà il 29 maggio (poi, spazio a play off e play out). Come sempre, i pronostici indicano favorite le tre retrocesse (Atalanta, Siena, Livorno). Un bene o un male partire con l’etichetta di squadra da battere?
Stefano Colantuono, 48 anni, allenatore dei nerazzurri, non fa una piega: «Ho sempre guidato squadre che puntavano al salto di categoria. Essere indicati fra i favoriti non mi disturba. E poi qui a Bergamo sono abituati. In oltre un secolo di storia della società, la squadra, quando si è trovata in serie B, ha sempre lottato per vincere il campionato».
Tuttavia le retrocessioni sono dure da digerire. Qualche scoria rimane e spesso chi arriva si trova a dover ricostruire l’ambiente.
«Vero, ma stavolta non è così. L’avvento del nuovo presidente Percassi - mai visto uno così, idee geniali e iniziative a getto continuo - ha acceso l’entusiasmo in tutti i settori. I giocatori sono convinti, desiderosi si riscatto, e la gente ha mostrato di credere in noi sottoscrivendo fino ad ora oltre 14 mila abbonamenti».
Allora, Atalanta favorita numero uno...
«Alla pari con Siena e Livorno. Entrambe dispongono di un organico superiore. Ma la serie B regala ogni anno delle sorprese. Ci sono squadre che hanno tutto per competere ai massimi livelli: il Sassuolo per primo, che si presenta rinforzato rispetto alla scorsa stagione, quando ha sfiorato la promozione. Non dimentico la Reggina e il Grosseto, mentre guardo con interesse il Padova. Varese e Novara, neo promosse dopo anni trascorsi nelle serie inferiori, sull’onda dell’entusiasmo reciteranno la parte di mine vaganti».
Non ha citato il Torino.
«I granata hanno tutto per vincere il campionato, ma devono superare lo scoglio della delusione. Non tanto la squadra quantro l’ambiente, che mi pare un po’ ammosciato. L’organico, che deve essere completato con un paio di acquisti, è di tutto rispetto. Se i granata trovano presto l’assetto giusto, fileranno come siluri verso la serie A».
Che proprio con lei alla guida è sfumata all’ultima partita, nella finale play off con il Brescia.
«La squadra del presidente Corioni aveva qualcosa più di noi che però, nel girone di ritorno, avevamo realizzato più punti di tutti. Purtroppo non sono bastati per recuperare le incertezze dell’andata».
Le sue squadre hanno una precisa caratteristica: partenza sprint, rallentamento a metà percorso, e finale a tutta birra.
«Il campionato è lungo, si gioca in tutte e 4 le stagioni. Per vincere servono una rosa ampia (l’Atalanta ha due titolari per ogni ruolo) e un po’ di fortuna.

La partenza positiva dà convinzione, la pausa invernale serve per tirare il fiato e fare il pieno di energie per la volata conclusiva, quando sbagliare è vietato».
La prima verifica è per questa sera, ospite il Vicenza, ore 20,45, al Comunale di Bergamo. Arbitra Leonardo Baracani di Firenze.

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