Ai tifosi atalantini piace così. Se c’è qualcuno che non riescono proprio a digerire, loro lo fanno sapere al mondo intero «a mezzo manifesto»: deve esserci una sorta di imprinting atavico tra i tifosi bergamaschi e gli ormai famosi «cartelli di divieto». Nel febbraio del 2002, a finire nella morsa del tifo nerazzurro era stato Carletto Mazzone: quella memorabile corsa verso la curva atalantina, che lo aveva insultato per tutta la partita, al termine del derby con il Brescia - conclusosi 3 a 3, dopo un’incredibile rimonta bresciana - proprio non era piaciuta ai tifosi nerazzurri. E così qualche giorno prima del derby di ritorno a Bergamo, erano stati affissi in tutta la città numerosi cartelli con la faccia del tecnico romano coperta da una grossa croce e la frase, travestita da minaccia, «Io non posso entrare».
Ieri è stato il turno di Bobo Vieri, in procinto di vestire per la terza volta nella sua carriera la casacca nerazzurra dell’Atalanta (250mila euro l’anno di ingaggio, più premi a obiettivo). Al suo risveglio, la città bergamasca si è ritrovata completamente tappezzata da cartelloni anti-Bobo: al centro dei manifesti campeggiava il bomber in maglia viola, imprigionato da un simbolo di divieto. Sopra e sotto l’immagine di Vieri, la scritta. Eloquente, chiara, diretta: «Vieri sei solo un ingrato, non sei degno dell’Atalanta. La Dea merita rispetto». Evidentemente i tifosi bergamaschi non hanno ancora digerito gli sgarbi subiti da Bobone: prima la fuga da Bergamo della scorsa estate, dopo che società e tifosi ne avevano pazientemente atteso il ritorno da un infortunio che sembrava non avere mai fine, quindi quella corsa a torso nudo verso la curva Fiesole, il giorno del primo gol in viola, proprio contro l’Atalanta, proprio contro quella squadra che 12 anni prima lo aveva lanciato nel calcio che conta, proprio contro quella squadra che giusto un anno prima lo aveva fisicamente rigenerato.
Quando Vieri tornò a Bergamo con la Fiorentina, fu subissato dai fischi, segno tangibile di un amore tra giocatore e tifosi mai sbocciato e che difficilmente potrà vedere il coronamento durante il «Vieri III». Anche se nei forum di internet, gli ultrà sono divisi: «Non capisco come si fa a ri-ri-rivolere uno che ci ha presi in giro tutta la vita», scrive Kape, mentre Stefano65 si domanda «perché la società più di tanto non investe e non rischia, perché lo stadio è sempre mezzo vuoto, perché l’Atalanta non riesce mai a conquistare una qualificazione europea. Ma ci rendiamo conto che se già nella campagna acquisti c’è questo clima di guerriglia, figuriamoci in campionato se una partita va storta...». Insomma, non tutti hanno gradito.
Ieri è arrivata anche la risposta del direttore sportivo dell’Atalanta, Carlo Osti: «Penso che sia molto importante nella vita il rispetto dei ruoli - ha spiegato -: è necessario
che una società di calcio faccia le sue scelte a livello di mercato e che i tifosi facciano i tifosi e nient’altro». E adesso ci si interroga: cosa potrà mai succedere il 20 luglio prossimo, giorno del raduno atalantino?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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